Caro Mario, sono un lettore del Giornale, ti leggo nella tua «Stanza». Mi ha colpito il tuo titolo sul made in Italy. Ti scrivo perché ci siamo conosciuti qualche anno fa, sei stato a casa mia a Germagno alla «Casa Del Soldato»; e perché sono il titolare di una fabbrica di giocattoli, La Nuova Faro. L'azienda conta 36 dipendenti. Da noi entra la materia prima, plastica in granuli, ed esce il prodotto finito. Tutto 100% made in Italy. Da anni i cloni dei nostri prodotti vengono prodotti in Cina a prezzi molto più bassi e siamo costretti a subire danni incalcolabili. La mia azienda è dovuta ricorrere alla cassa integrazione, all'inizio si pensava di fare solo qualche settimana, ma siamo stati costretti a prolungarla. Siamo un'azienda 100% made in Italy e proprio per questo siamo in crisi. Nessuno controlla la troppa merce non conforme che invade il mercato, nessuno tutela la produzione e il nostro lavoro. Continuiamo a investire ma le forze iniziano a mancare. Abbiamo messo tutte le nostre energie in questa azienda e dopo quasi 70 è triste riconoscere che non abbiamo mai attraversato un momento così difficile.
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Caro Sandro, pubblico il tuo grido di dolore perché ho la certezza che vi siano espressi e sintetizzati i sentimenti di innumerevoli imprenditori italiani messi alle corde da una concorrenza oggi come oggi invincibile, o quasi. L'invasione di prodotti cinesi, sicuramente di qualità inferiore al made in Italy ma molto meno costosi, è sotto gli occhi di tutti. A volte c'illudiamo d'aver comprato roba italiana, e poi scopriamo la devastante scopiazzatura del made in China. Non so quali barriere possano essere opposte, in tempi di conclamata libertà degli scambi commerciali, a questa sopraffazione. Aggiungo che per le automobili l'esterofilia è anche un vezzo perché i prezzi e la qualità dei marchi nazionali non si discostano molto dagli standard dei concorrenti. Ma per un'infinità d'altri oggetti - ad esempio i giocattoli - il basso prezzo rappresenta un allettamento cui il consumatore difficilmente resiste.
Certo, esiste chi privilegia la qualità, ma non basta. Ho la convinzione che il made in China stia distruggendo una miriade di piccole aziende sulle quali si basa larga parte dell'economia italiana. Una tragedia alla quale non si può e non si deve assistere indifferenti.