la stanza di Mario CerviIn Grecia non c'è più la tv pubblica. Non è detto la libertà ne perda

È passata un po' in sordina la notizia della chiusura della ERT la televisione di Stato ellenica. Schermi oscurati, fine delle trasmissioni. Ufficialmente a causa di problemi economici, in attesa che questa venga privatizzata. In realtà si tratta di una mossa precauzionale: fino a quando non sarà nelle mani dei privati, quei privati noti a tutti che detteranno la linea editoriale e stabiliranno quello che si può trasmettere e quello che invece deve essere tenuto nascosto, è meglio ridurre tutto al silenzio.
Mola di Bari

Caro Smeriglio, non conosco bene i perché della decisione di cancellare la televisione pubblica greca. A voler stare ai fatti, senza dietrologie, si direbbe che quella misura drastica, e brutale per i tremila dipendenti coinvolti, appartenga alla Via Crucis dell'austerità. Non so come stessero i conti dell'Ert, ma suppongo che non fossero in buona salute. Tutte le saracinesche abbassate in questi tempi di vacche magre -incluse le saracinesche televisive- suscitano dolore. Non concordo tuttavia sul silenzio informativo e politico che lei vede come conseguenza della fine d'una emittente pubblica. Non esiste né in Grecia né in Italia un quotidiano di Stato che -come la Pravda sovietica- detti le verità governative. Non per questo manca il pluralismo dell'informazione, testate tra loro diversissime e si contendono il (povero) mercato.

Se le superstiti televisioni private rispecchieranno la varietà delle opinioni e non saranno tutte soggette -come lei sospetta- al bieco capitalismo, la vita dei tremila licenziati sarà stata tragicamente travolta da uno tsunami ma la libertà sarà stata preservata. Aspettiamo dunque di vedere cosa succederà d'ora innanzi nelle televisioni, all'ombra del Partenone.

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