la stanza di Mario CerviLa fortuna nella vita conta. Chiedetelo ad Aristotele Onassis

Egregio dottor Cervi, ho letto con grande interesse la stanza del 18 febbraio che riporta una nota del signor Alemanno a proposito di una famigliola di agricoltori. Senza nulla togliere al signor Gino e all'esempio di laboriosità e modestia che ha dato ai suoi figli, resto del parere che è soprattutto un uomo fortunato. Ci sono persone dedite all'alcool e al gioco d'azzardo che hanno figli che si fanno onore a scuola e si prendono cura della famiglia. Ci sono altre persone che conducono una vita specchiata e hanno figli che fanno rimpiangere di averli messi al mondo. Come in tutte le cose ci vuole fortuna sia che compri un auto o metti al mondo un figlio. Mi creda.
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Certo che le credo, caro Trovato. La fortuna è un elemento determinante nella sorte degli individui, nella sorte delle famiglie, nella sorte delle imprese, nella sorte delle guerre. Cedo alla tentazione di ricordare quanto molti anni or sono lessi in una biografia di Aristotele Onassis, l'armatore plurimiliardario. Nei primi anni '50 del secolo scorso -spero di ricordare bene- Onassis, per certi screzi con le grandi compagnie petrolifere non trovava noleggi per le sue navi, mentre i concorrenti avevano buoni e duraturi contratti. Era sull'orlo del fallimento. Ma nell'autunno del '56, dopo la nazionalizzazione del canale di Suez decisa da Nasser, l'uomo forte del Cairo, deflagrò un conflitto arabo israeliano con intervento di Francia e Inghilterra (seguii quel conflitto, da Israele, come inviato speciale del Corriere della Sera). Nasser chiuse per alcuni mesi il canale -una successiva e assai più lunga chiusura venne con la guerra dei sei giorni- e le petroliere furono costrette a circumnavigare l'Africa per raggiungere dall'Europa il Medio Oriente, e viceversa.

La richiesta di petroliere divenne spasmodica, i noli salirono alle stelle, e l'unico grande armatore che avesse molte navi a disposizione era appunto Onassis. Aveva rischiato la bancarotta, e lo salvò una guerra. Era un genio degli affari, ma aveva sbagliato. Sopravvisse e prosperò non per merito suo ma in qualche modo per suo demerito. La fortuna fu dalla sua parte.

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