la stanza di Mario CerviLa Liberazione fra impotenza degli umili e follia dei potenti

Caro Cervi, mio nipote preparandosi alla vacanza scolastica per la festa della Liberazione, mi ha chiesto chi doveva ringraziare per la vacanza. Ho risposto che a quel tempo, nel 1945, ci siamo liberati dagli «oppressori» che sono diventati nostri alleati. Gli Stati Uniti da nemici sono diventati liberatori. L'Italia s'è divisa in faide, partigiani di sinistra e di destra, Repubblica di Salò, insomma uno contro l'altro armati. Non ho saputo rispondere con esattezza alla domanda di mio nipote, ma l'ho esortato a pregare per i morti, tanti morti, che si sono sacrificati per un ideale, una fede, una rivalsa, una vendetta, contro l'esaltazione di uomini motivati dal desiderio di conquista.
Sesto San Giovanni (Milano)

Cara amica, giusta la curiosità di suo nipote, giusto l'imbarazzo della risposta, giusto il suo invito a pregare per chi ha perso la vita inseguendo un ideale e una fede. Egualmente giusto è tuttavia pregare - se si ha il dono della religione - per chi è stato travolto dai massacri e dagli orrori degli anni di ferro e di piombo senza averli cercati, vittima di eventi più grandi di lui. Gli innumerevoli ignari che come Alberto Sordi nel film Tutti a casa sono rimasti sbigottiti perché l'alleato s'era tramutato in nemico e persecutore, e il nemico in alleato e salvatore. Questi spettatori della storia sono stati le principali vittime della catastrofe. Ora si tende a far credere che l'Italia abbia d'improvviso trovato un antifascismo duro e puro, e volesse togliersi di dosso le catene.

Un'immagine, questa, che vale per pochi, per pochissimi. Gli altri sono stati trascinati da eventi terribili, dal sangue di una tragedia immane. Una selva di croci sta a testimoniare l'impotenza degli umili e la follia dei potenti.

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