la stanza di Mario CerviLa «maggioranza silenziosa» resta ancora maggioranza

Caro Cervi, anch'io penso che la stragrande maggioranza degli italiani sia di centrodestra e anch'io mi sono chiesto per quale motivo la maggior parte delle cariche dello Stato siano nelle mani della sinistra. E mi sono dato una risposta: il popolo di centrodestra per natura è democratico e pacifico; non è impegnato, militante o fanatico; non ama le manifestazioni di piazza, anzi ama l'ordine costituito. Tutto ciò ne determina la debolezza e lo rende di fatto perdente. Naturalmente i nostri rappresentanti politici non possono che rispecchiare questa natura. La mancata determinazione nel sostenere la nomina della Santanchè a un'importante carica istituzionale e la nomina della Bindi a capo dell'antimafia ne sono l'ultima prova. Come trova la mia analisi?
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Caro De Angelis, se lei vuol riferirsi a un lungo arco di tempo mi pare sia discutibile la sua tesi secondo cui la maggior parte delle cariche dello Stato era ed è nelle mani della sinistra. Nella lunga stagione della Dc - che del suo essere la diga anticomunista aveva fatto un impegno solenne - anche la sinistra ebbe la sua fetta di torta lottizzata, ma il timone rimase in mani moderate. Nella stagione berlusconiana l'avversione ai «rossi» fu uno dei motivi di battaglia della maggioranza. È vero, i «moderati», proprio perché tali, rifuggono dalle smargiassate demagogiche nelle quali i «progressisti» sono maestri. Ma alla prova delle urne il discorso cambiava e cambia. I comizi di Togliatti surclassavano, per partecipazione popolare, quelli di De Gasperi, ma al voto De Gasperi stravinceva. È tuttavia vero che la sinistra vuole imporre, e spesso ci riesce, la leggenda d'una sua superiorità politica, etica e culturale, leggenda che tra i ranghi moderati, animati da impulsi suicidi, trova troppe volte adesioni. Il Giornale nacque proprio per dar voce alla «maggioranza silenziosa», onnipresente e operante là dove si lavora ma invisibile nelle strade gremite di bandiere con falce e martello.

Molta borghesia aveva abdicato, e cercammo di rianimarla. I profeti del nulla enfatico e catastrofico sono adesso all'attacco - profittando della crisi economica - e s'illudono di vincere. Per fortuna ci sono poi le urne.

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