la stanza di Mario CerviLe responsabilità della giustizia per il marciume tangentaro

Expo, Mose, Tav, Ponte sullo Stretto, ecc.ecc. Mi domando se accuse, indagini, carcerazioni preventive, manette, siano frutto di una denuncia alla magistratura formulata da qualcuno a ragion veduta o se le nostre istituzioni indagano a priori su qualsiasi appalto di media o grande misura perché tanto si sa che qualcosa si trova per dar lavoro alle patrie galere e per ingrassare le casse dello Stato. Si fa di tutto per coinvolgere tutti, si butta il sasso nello stagno creando onde che implicheranno decine di persone, non importa come, con quale grado di gravità e con un clamore che presumibilmente rovinerà la reputazione di molte persone, imprenditori, politici e non. Per poi scoprire, la storia lo insegna, che la maggior parte delle accuse cadranno, i personaggi in gran parte verranno assolti. E allora conviene operare con la massima riservatezza e colpire solo quando ci sono prove inconfutabili di colpevolezza, evitando queste spettacolarizzazioni.
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Caro Ibatici, le domande che lei allinea sono le stesse che milioni d'italiani, dopo questa valanga di scandali, si pongono. È evidente la necessità d'una azione risoluta contro il diffuso e finora inestirpabile malaffare. Non meno evidente è il rischio che magistrati affetti da protagonismo o dalla sindrome virtuosa del giustiziere o da faziosità politica sferrino colpi durissimi contro aziende e opere pubbliche di importanza vitale, con arresti a raffica. Il che avviene, in un clamore mediatico assordante, quando tecnicamente le colpe sono ancora tutte da dimostrare. Ci sono tanti, troppi politici o burocrati di mano lesta che profittano degli azzeccagarbuglismi legali per farsi sfacciatamente gli affari loro. La responsabilità maggiore del marciume non sta nei corrotti - che dovrebbero essere messi nell'impossibilità di allungare le mani sul malloppo -, sta nella lentezza d'una giustizia che ci dirà tra alcuni anni se Giancarlo Galan e Giorgio Orsoni sono veramente dei poco di buono, sta nella giungla sterminata e demenziale delle norme.

È perfetta la diagnosi del procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, non sospettabile di furori manettari: «Se devi bussare a cento porte invocando cento leggi diverse per ottenere un provvedimento è quasi inevitabile che qualcuna resti chiusa e qualcuno ti venga a dire che devi imparare a oliarla».

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