Mi rivolgo allo storico che lei è, dottor Cervi, per porle una domanda. Potrebbe l'Italia uscire dall'Unione Europea e rinegoziarvi un ingresso con un'associazione analoga a quella della Svizzera, che l'ha scolpita secondo i propri interessi, e rimanere con la lira agganciata all'euro come il Montenegro, per non farci del male svincolandocene - secondo il caveat di molti economisti?
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Caro Francot, la ringrazio anzitutto per la qualifica di storico che generosamente mi attribuisce, però la avverto: i professori che di quella qualifica ritengono d'essere monopolisti potrebbero aversene a male, e ricondurmi al ruolo - secondo loro più appropriato - di divulgatore. Non mi sento umiliato da questa distinzione perché ad essa furono assoggettati Indro Montanelli e la sua (e mia) Storia d'Italia. Che secondo il parere degli accademici più severi avrebbe forse dovuto chiamarsi «Divulgazione d'Italia». Lei mi pone una domanda complessa alla quale cerco di dare una risposta semplice (la risposta, preciso, di uno che è tifoso dell'Unità europea così come lo è dell'Unità nazionale). A tavolino è possibile architettare ingegnosissime strutture economiche e politiche in forza delle quali - mi scusi se scherzo - l'Italia sarebbe, nei confronti dell'Ue, un po' Svizzera e un po' Montenegro. Il processo di unificazione europea, comunque lo si giudichi, è il traguardo, ancora imperfettissimo, d'un percorso storico di straordinaria grandezza.
L'Italia nella Ue ha un senso se vi sta con un rango e un'importanza adeguati all'idea che ispirò De Gasperi, il tedesco Adenauer, il francese Schuman. L'Ue ci ha inflitto molte delusioni. Ma ritengo abbia un senso se si ispira a un modello grande e incompiuto, non a calcoli contabili. Sennò meglio niente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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