la stanza di Mario CerviMilano piange, ma nel panorama italiano dovrebbe ridere

Povera Milano, per nascondere il degrado la giunta arancione e il semper ridens sindaco Pisapia cercano di trasformare la città in un ibrido tra un suq e una Disneyland dei poveri. Concerti, bancarelle ovunque, movida selvaggia, feste etniche, sdraio e lettini a mimare una little Rimini davanti al Castello. Spero di vedere presto tandem e pedalò... Nei posteggi bike sharing, per essere più simili a una città di mare. Il turista arrivando alla Stazione centrale pensa di essere in un Paese da Terzo Mondo: sporcizia, odore di urina, pozze di vomito rinsecchito, poveri diavoli che vagano o dormono in terra, altri che cercano di sfilarti il portafoglio o rubarti i bagagli. Ma poi ti puoi consolare magari con una salamella in Piazza Castello. Sì, lo sappiamo, ormai il Castello non lo vede più nessuno, storditi da rumori, fumi, odori etc... Milano vuol dare di sé l'immagine di una città gioiosa, allegra, divertita e divertente, ma il dramma è che non lo è per chi vi lavora e paga le tasse per mantenere questo Parco dal tendone arancione.
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Cara amica, questa Milano, el noster Milan, ci manda in collera e ci rattrista. Perché è trascurata, scoraggiata, impoverita. Gran parte delle situazioni intollerabili che lei denuncia esistono veramente, e non si ha l'impressione che il sindaco e la sua giunta sappiano come far fronte a un evidente degrado se non, a volte, accrescendolo con misure improvvisate. Ma - come mi accade spesso di fronte alle autoflagellazioni implacabili riguardanti l'Italia in generale o Milano in particolare - sono indotto a fare da avvocato del diavolo (o di Sant'Ambrogio). Sono indotto a scrivere che Milano ci accora per le proprie manchevolezze, ma nel panorama italiano costituisce tuttora un'oasi di efficienza, di soddisfacente amministrazione, di diffuso civismo (basta pensare al volontariato). Nella mentalità e nella cultura mitteleuropea Milano si trova del tutto a proprio agio. Non è Dacca, e nemmeno Napoli o Palermo (ferma restando la superiorità di Napoli e di Palermo dal punto di vista panoramico e climatico). Uno straniero che leggesse, cara amica, la sua lettera, e che avesse preso in considerazione una visita all'Expo, rinuncerebbe inorridito temendo una confusione e un degrado degni del peggiore suq africano. Siamo nei guai, ma non a questo punto.

Non possiamo offenderci per i sorrisi sdegnosetti degli stranieri nei nostri confronti se siamo i primi a predicare che Milano fa schifo. Piazza del Duomo non somiglia al centro di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso. Bando ai trionfalismi, soprattutto quando hanno un'impronta politica. Ma un po' d'orgoglio municipale è lecito.

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