la stanza di Mario CerviNello sport i piedi battono sempre (mediaticamente) la testa

Avevamo molte speranze di diventare campioni del mondo di calcio. Invece, un disastro. Pochi sanno però che l'Italia è campione del mondo di bridge (estate 2013, a Bali). Un sito BBO online ha trasmesso le partite, ed è stato emozionante seguirle. Il bridge è lo sport della mente. Nessun giornale ha dato rilievo alla stupenda vittoria. Peccato.
e-mail

Caro Fasciolo, immagino che lei mi abbia inviato questa lettera sapendo che sono un praticante di bridge. Niente di speciale, gioco con amici o partecipo, raramente, a qualche modestissimo torneino. Immagini se non sono d'accordo con lei quando afferma che il bridge è uno sport. L'unico praticabile da uno, come me, che ha passato i novanta. Sport della mente, aggiunge lei per chiarire il concetto. Effettivamente pochi sanno, fuori dall'ambito dei bridgisti, che siamo campioni del mondo e che vantiamo, in proposito, una tradizione gloriosa. Ma cosa vuol farci, nel bene e nel male le imprese dei gladiatori degli stadi hanno un rilievo infinitamente maggiore rispetto a quelle dei combattenti al tavolo verde. Non si è esultato per la conquista bridgistica del campionato mondiale, nessuno o quasi avrebbe messo il lutto per una débâcle paragonabile a quella della squadra di Prandelli. I piedi battono di gran lunga la mente. L'International New York Times ha una rubrica di bridge, un tempo l'avevano alcuni settimanali italiani, ma è stata abolita. Senza dubbio per il trascurabile appeal che la rubrica stessa aveva per la massa dei lettori. Si sostiene che il bridge, celebrato nella letteratura anglosassone, sia un gioco d'intelligenza.

Non mi conviene ammetterlo perché, praticandolo da tempo infinito, non sono mai diventato un campione. A questo punto si schiudono due ipotesi. O il bridge non è un gioco d'intelligenza, o io non sono molto intelligente. Tra le due versioni mi sembra più attendibile la seconda.