C'è la sfilata sotto la pioggia degli Alpini a Pordenone e mi salta in testa un'idea: ecco, questi sono ancora la parte sana di questa nazione, perché non mettere Alpini ai vertici di tutto se si vuole risanare e ricostruire questa Italia? Alpini di quelli lì, che stanno sfilando col loro onore, col loro credo nell'onestà, con la loro trasversalità politica, con la loro storia eroica e pulita? Forse dovremmo rinunciare a grandi discorsi, a tanta retorica e demagogia, ma nei fatti si vedrebbero subito i risultati. Gente di montagna, gente delle nostre Alpi, abituati ai sacrifici, alla solidarietà, gran lavoratori. Io li metterei in tutti i posti chiave di questo stato di mafiosi. Ma per fare ciò ci vorrebbe un'altra dittatura, una imposizione con la forza, dato che andando a votare i furbacchioni italici sono ormai la maggioranza e quindi non si può sperare in alcun cambiamento democratico (si arrivasse almeno ad un buon federalismo, per salvare il salvabile, ma sono scettico).
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Caro Peressini, io ho una brutta fama di nordista, ma lei mi distanzia nettamente con la proposta di collocare alpini «in tutti i posti chiave di questo Stato di mafiosi». Ho ammirazione per gli alpini, per la loro storia, per il loro civismo. Ma l'idea che tutto l'italico sapere, tutto l'italico sentire, tutto l'italico operare siano racchiusi nelle valli di montagna, e che solo da quelle parti sia possibile trovare gente onesta mi sembra eccessiva. È oltretutto uno schiaffo alle persone capaci e per bene che, cresciute in pianura e magari al sud, non meritano d'essere solo per questo messe al bando. Si può deplorare, e io ho deplorato, l'eccessiva presenza sudista negli alti ranghi dell'amministrazione. Sarò sfortunato, ma non m'è mai capitato d'ascoltare in televisione un prefetto con accento ligure o lombardo o veneto o romagnolo. L'Italia del cavillo ha senza dubbio un ruolo preponderante nel potere burocratico. Va aggiunto che anche nelle zone di tradizionale arruolamento alpino i giovani aspiranti al servizio militare sono pochi, nelle brigate di penne nere figurano ragazzi del meridione profondo. Nel mio piccolo sono spesso finito sul banco degli imputati come negatore delle virtù del sud. Una volta tanto mi provo a difenderlo da una condanna assoluta, per di più estesa a tante altre parti d'Italia.
Silvio Berlusconi non è un alpino, non lo sono neppure Matteo Renzi e le altre più importanti cariche pubbliche, Alcide De Gasperi ebbe la tempra trentina dei montanari, ma il suo grande ministro dell'Interno fu Mario Scelba, non proprio mitteleuropeo, anzi siculo verace. Sono da evitare, a mio avviso, le generalizzazioni positive e negative. Onore agli alpini. Ma sono uomini, non superuomini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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