la stanza di Mario CerviPietro Nenni, un uomo affascinante più per i suoi difetti

Rintracciati su una bancarella, sto leggendo i Diari 1943-1956 di Pietro Nenni, per riscoprire un personaggio che ho ammirato nella mia gioventù ed oltre. Fra l'altro sono suo concittadino e compagno (in tempi diversi) di collegio: Orfanotrofio di Faenza. Il 3 aprile 1947, con De Gasperi capo di un governo di cui facevano parte anche i socialisti, in merito a una serie di provvedimenti economici Nenni scrive: «un programma in 14 punti che fa sulla carta un bell'effetto. Quanto alla sua applicazione manca ogni sicurezza, non solo politica, ma anche tecnico amministrativa. L'apparato statale è al di sotto di tutto. Non è quindi questione solo di programmi ma di esecuzione di un programma qualunque esso sia. L'amministrazione è abulica, disorganizzata, divisa. La sua sola forza è l'inerzia con cui riesce a distruggere qualsiasi iniziativa del governo». Dopo 71 anni il giudizio è di grande attualità!
Sesto San Giovanni (Milano)

Caro Rossini, le considerazioni di Nenni sulla velleità fatua di certi progetti governativi risalgono - come lei scrive - all'aprile del 1947. Ossia ad anni nei quali Nenni si associò al Pci di Palmiro Togliatti e, sia pure un po' controvoglia, condivise la preferenza di quest'ultimo per il sistema sovietico a scapito del sistema «capitalistico». Dove si vede come nello stesso individuo - se la politica lo impone - possano coesistere una saggezza distaccata e pericolosi slanci demagogici. Per fortuna un anno dopo quell'annotazione nenniana, il 18 aprile 1948, la valanga democristiana sbaragliò il fronte socialcomunista. Con questo non voglio sminuire la figura d'un uomo perbene, di un politico onesto, di un antifascista vero che pagò con anni d'esilio la propria coerenza democratica. Alieno dalla violenza - anche quando fu commissario delle Brigate internazionali nella guerra civile spagnola - Nenni fu a mio avviso un personaggio di stampo un po' ottocentesco.

Comiziante capace di infiammare le folle con gli annunci di magnifiche sorti e progressive, coniatore di slogan, in privato osservatore intelligente della realtà italiana, ha avuto, per la sua umanità, l'affetto sincero di tantissimi italiani. Affascinati forse dai suoi simpatici difetti più che dalle sue qualità.

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