la stanza di Mario CerviShirley Temple fu il simbolo leggero di un'epoca ottimista

A proposito di Shirley Temple, mettiamo le cose a posto. Di melenso c'è solo il luogo comune, già più volte cantilenato in passato, sulle «insopportabili faccine e mossettine» etc. L'essere colpiti dalle quali (negativamente) e basta, è cosa che stupisce. Infatti la Temple (doppiata mirabilmente, per la parte parlata: i nostri doppiatori erano e rimangono senza confronti i migliori) aveva una grazia canora e coreografica assolutamente unica e ineguagliata. Indipendentemente dall'età, fra le non-professioniste del canto anche Marilyn Monroe aveva un'altrettanto straordinaria musicalità. Il senso estetico dovrebbe piuttosto essere urtato nel sentire le canzoni di alcuni cori infantili nostrani accompagnati da ritmici ondeggiamenti delle teste.
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Caro Abrate, sono con lei quando deplora la snobismo altezzoso di chi si sentì offeso dal successo popolare della bambina prodigio Shirley Temple. Di sicuro nei suoi film non c'erano pretese intellettuali. C'erano trame dolci e se volete sdolcinate che un immenso pubblico adorava, in ogni parte del mondo. Pause di ingenuo ottimismo in un'America che usciva dalla tragedia della grande crisi economica. Molto dolore per Shirley orfana, come spesso la volevano i copioni, ma anche tanta speranza insieme alle sue mossettine. Gli esperti di cinema irridevano ai balli e ai canti della piccola (anni dopo avrebbero applaudito fervorosamente orribili film bulgari di propaganda). Massimo Bertarelli ha commemorato da par suo su queste pagine, pochi giorni or sono, la bambina che coprì d'oro se stessa e la Fox. Poi la bambina crebbe e il successo declinò invece fino a spegnersi. Ma il suo mito resiste. Non raggiunse vette d'arte, ma rimane come simbolo leggero di un'epoca che conobbe i capolavori di Charlie Chaplin e di altri grandi.

La sua parabola cinematografica finì rapidamente ma non tragicamente, come accadde per altre star precoci sprofondate nella depressione e nell'alcol. Donna matura fu ambasciatrice del suo Paese. Impersonandone i trionfi e le ingenuità.