la stanza di Mario CerviSulla tavola di Barilla non ci sono gay o etero, ma solo clienti

Qualche settimana fa Guido Barilla, presidente della multinazionale omonima, affermando che la Sua azienda, per gli spot pubblicitari, preferisce utilizzare la famiglia classica formata da un uomo e una donna con figli, dimostrò buon senso. L'affermazione fu apprezzata da gran parte della popolazione, ma contestata dalle associazioni gay che minacciarono il boicottaggio di quei prodotti. Guido Barilla, intimorito, si affrettò a chiedere scusa, ma adesso si è spinto oltre, annunciando di aver iniziato una «partnership» con gruppi appartenenti a una classe che lui stesso aveva accusato di non riconoscere il primato della famiglia così come è contemplata anche dalla nostra Costituzione. È sicuro il Dr. Barilla di acquisire con questa «retromarcia» nuovi clienti?
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Caro Mendler, mi viene sovente rimproverato d'essere riduttivo e di ricondurre temi alti di politica o di etica alla banalità grossolana della vita quotidiana. Temo che le parole con cui le rispondo porteranno nuovi argomenti a mio carico, ma ci sono abituato. Non ho alcun pregiudizio nei confronti del mondo gay, e nemmeno lo conosco a tal punto da poter esprimere giudizi motivati. Non lo conosco come non conosco né apprezzo il jazz, o il collezionismo d'auto d'epoca. Le decisioni e le opinioni di Guido Barilla appartengono anzitutto secondo me - ed è bene che sia così - a una logica di mercato. Il dirigente d'una industria di quelle dimensioni deve tenere anzitutto in conto - il termine è appropriato - l'esigenza di far guadagni. In casa Barilla si sarà certamente presa buona nota delle conseguenze che la dichiarazione d'apprezzamento per la famiglia tradizionale ha avuto sulle vendite.

Se ha giovato la Barilla insisterà, se non ha giovato adotterà le opportune contromisure. Questione di schei. Che ovviamente non intacca la piena libertà di Guido Barilla d'avere, sui gay e su altre questioni controverse, convinzioni personali.

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