la stanza di Mario CerviTutti i leader politici fanno promesse, solo i grandi le mantengono

Mi vengono i brividi quando sento dire, anche da Renzi, che i politici devono operare pensando al futuro dei nostri figli (uccidendo i padri?) e che quindi occorre mettere i conti in ordine e/o li sento affermare che è necessario perseguire equità e giustizia sociale. Questo perché l'operare per un futuro migliore sinistramente ricorda il sole dell'avvenire e le magnifiche sorti progressive dell'umanità proprie dell'ideologia comunista. Mentre il perseguimento dell'equità e della giustizia sociale - che von Hayek considerava il più serio ostacolo all'eliminazione della povertà - è un tipico cavallo di battaglia sia dei comunisti sia dei cattopauperisti. Cosicché questo combinato disposto, come la storia insegna, non può che portare alla miseria e al sottosviluppo.
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Caro Cerofolini, so anch'io quante insidie e quante bugie sono racchiuse nelle promesse dei politici. Non riesco tuttavia a immaginare un leader carismatico che diventi tale predicando l'immobilismo e la conservazione. Secondo il suo ragionamento anche gli statisti che più stimiamo dovrebbero essere catalogati tra gli imbonitori. Incluso Alcide De Gasperi, il quale - con una frase secondo me bellissima - così spiegava la differenza tra il politico e lo statista: il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni. Nel nome del popolo e a volte dal popolo sono state perpetrate, lo sappiamo, le peggiori efferatezze. Ma nel nome della legge e dell'ordine le fabbriche ottocentesche utilizzavano come operai i bambini di dieci anni, e in Russia c'erano i servi della gleba. Deploro anch'io le disastrose illusioni create da certo buonismo sociale distaccato dalla realtà.

Il cattopauperismo, per usare la sua espressione, ha contribuito al progresso materiale dell'umanità molto meno della macchina a vapore e dell'elettricità. Lo scrivo convinto, pur consapevole del fatto che l'insegnamento evangelico era piuttosto cattopauperistico, e tra i beati figuravano gli «ultimi», i miseri, non i latifondisti.

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