la stanza di Mario CerviUscimmo dalla guerra sconfitti, ma ci atteggiammo a vincitori

Egregio Dottor Cervi, perché in Italia non si festeggia l'8 maggio quale ricorrenza della resa del nazismo, preferendo il 25 aprile per celebrare la nostra Liberazione? Visto che a questa festa viene così apertamente, quasi ufficialmente, attribuita una forte connotazione politica di parte, non è che i padri fondatori della nostra Repubblica pensassero che il comunismo fosse il vero vincitore del nazifascismo? In effetti, per le storiografie di vari Comuni d'Italia, Bologna a esempio, la Liberazione fu opera dei partigiani, Montecassino, Anzio e i cimiteri alleati facendo solo da sfondo al loro patriottismo. Eppure, l'8 maggio è festa in Francia come in Russia, nella ex-Jugoslavia come in Olanda, Paesi che la Resistenza l'hanno anch'essi fatta, eccome! Forse la nuova Italia intendeva candidarsi a entrare nel blocco dell'Est, quando fondava la sua Costituzione sui «valori della Resistenza» oltre che «sul lavoro»?
Rastignano (Bologna)

Caro Rocca, sicuramente alcuni padri fondatori della Repubblica - e tanti votanti comunisti - avrebbero visto con favore l'aggregazione dell'Italia al blocco sovietico. Ma una forte maggioranza del Paese - lo si vide chiaramente nelle «politiche» del 18 aprile 1948 - era di tutt'altro avviso, e s'affidò al morbido abbraccio della Democrazia Cristiana di De Gasperi. Tuttavia anche la Dc e i partiti anticomunisti - con l'eccezione dei nostalgici di camicie nere o brune - si adattarono volonterosamente alla favola d'una Italia partigiana che avesse liberato la penisola dai tedeschi precedendo di alcuni giorni la proclamazione della vittoria di chi veramente aveva sconfitto Hitler. Fu generato così l'equivoco con cui e su cui abbiamo campato dall'immediato dopoguerra a oggi. Ci atteggiamo a trionfatori, e abbiamo invece pagato con anni miserevoli e con amputazioni territoriali dolorosissime le conseguenze della disfatta. Ci siamo atteggiati a maestri di democrazia dimenticando il consenso dato per vent'anni alla dittatura mussoliniana. Impartiamo lezioni alla Germania per il passato suo di adesione al nazismo, archiviando il passato nostro.

Festeggiare la fine del conflitto insieme a chi della Germania era stato davvero vittima, diventandone poi giudice, ci sarebbe sembrato troppo riduttivo. O forse i vincitori autentici non ci avrebbero voluti in loro compagnia.

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