C’è anche una partita di football. C’è Inter contro Juventus. C’è San Siro. C’è un arbitro che deve passare ‘a nuttata. Insomma ci sono tutti gli ingredienti del repertorio classico. Eppure si scrive e si parla d’altro, mannaggia. Ma il pallone? Ma la storia di queste due squadre che hanno fatto la storia del nostro calcio? Ma la classifica? Riassunto: l’Inter può tornare, deve tornare in testa al campionato, lasciando poi domenica alla Roma la responsabilità e il peso di giocarsi il derby della vita. Ma la Juventus ha obblighi meno illustri ma ugualmente importanti per il suo bilancio, non soltanto tecnico. Zaccheroni Alberto ha detto che la squadra deve arrivare assolutamente quarta. Per la cronaca rammento che sarebbe un passo indietro rispetto alla scorsa stagione, anzi due passi quando venne licenziato l’attuale leader del torneo, Ranieri Claudio. Ma questo passa il convento a Torino e questo raccoglie l’allenatore part-time, lo stesso Zaccheroni che, dopo aver ricevuto la promessa di conferma all’Inter, venne sollevato dall’incarico a festa finita.
Mourinho, invece, ha il gusto sadico di poter scegliere: può lasciare o raddoppiare, battere la Juventus non è un’impresa ardua come direbbero gli annali, semmai non batterla sarebbe un’opera buffa. L’Inter attuale, al di là di certi inciampi di percorso nelle partite esterne, ha pur sempre ribadito di essere fortissima non appena ha voglia di dimostrarlo, accentuando il ritmo del suo gioco e imponendo quella che viene definita «fisicità». Resta il dubbio che da un po’ di tempo stia pensando alla Champions, che è normale, e dunque si rilassi quando ha a che fare con la roba piccola del territorio interno. La Juventus ha grande casato, gloria antica ma la sua contemporaneità è di margine, asterisco di calcio, bluff tecnici, equivoci tattici e una impalpabile presenza societaria alla ricerca del tempo (non degli uomini) perduto.
Non ci sarebbe partita, dunque, ma è il caso di dire, paradossalmente, che a temere la fregatura sia proprio la squadra campione mentre la zattera bianconera pensa all’orgoglio, alla «grinta», alla cattiveria agonistica, insomma a quelle caratteristiche che proprio la Juventus ha smarrito, forse perduto e comunque ceduto all’Inter medesima. La quale Juventus, la Tafazzi del campionato, rinuncia anche a Trezeguet, ultimo della lista della sua malasanità, così come Grygera e Giovinco che non sarebbero poi la fine del mondo. Il giudice sportivo si è dimenticato di castigare Camoranesi, in altri anni si sarebbe gridato allo scandalo, al potere torinese, oggi si procede con il chissenefrega, giochi pure l’argentino adottato, giochino pure Diego e Felipe Melo tanto il quadro totale non cambia di una cifra, la distanza tra le due è abissale, va oltre i punti in classifica. L’Inter ha comunque un’identità, la Juventus non sa ancora quale sia il proprio presente e il proprio futuro, dopo aver cancellato in fretta il passato.
La notturna al venerdì è un inedito di questo nuovo calcio che non accontenta i tifosi e nemmeno le società, viste certe voci di bilancio. In questo caso poi lascia a casa gli juventini residenti in Piemonte, si parla di questioni di sicurezza e di ordine pubblico ma tradotto in italiano significa che lo Stato, l’organizzazione calcistica, i tornelli, la carta del tifoso, gli steward si arrendono e non riescono a gestire la situazione.
Peccato. Inter-Juventus era e dovrà comunque essere sempre el clasico» del nostro football. Le vicende giudiziarie, i gas di scarico dei tribunali e delle accuse non possono e non debbono appartenere a queste due squadre ultracentenarie. Tocca a Zanetti e a Buffon, a Milito e a Del Piero, a Mourinho e a Zaccheroni onorare l’evento, mettendo da parte tutto quello che non ha a che fare con il gioco.
È difficile ma è un dovere che deve assolutamente riguardare e coinvolgere anche la stampa e i tifosi. Peccato che gli ultrà non l’abbiano capito e ieri all’arrivo della Signora a Milano l’abbiano presa a uova marce e insulti volgari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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