«I cento progetti non sono un libro dei sogni ma idee realizzabili, che discuteremo con la città stabilendone anche le priorità». Letizia Moratti dagli schermi di Telelombardia dà il via alla seconda fase della sua campagna elettorale, quella del candidato sindaco del centrodestra che vuole e sa parlare con la città, «andrò in tutte e nove le zone di Milano perché il mio programma sia quello della città che nasce dal confronto con i cittadini».
Questione di rispetto verso i milanesi perché quei «cento progetti sono il risultato delle 50mila proposte su 700mila e passa ingressi al mio sito». Piani che, chiarisce, si rivolgono a «tutti e senza schemi perché non credo che la sicurezza sia di destra e la protezione civile sia invece di sinistra e so che le strade e il traffico non sono né di destra né di sinistra» spiega la Moratti. Avvertenza che la dice lunga su quale sarà la «sua» Milano, dopo aver detto «io lultima parola sulla decisione di candidarmi: non sono stata io a chiederlo ma è stata mia personale scelta candidarmi». Scelta che, chiarisce, in questi mesi lha già vista «impegnata tre giorni alla settimana, diminuendo così il mio lavoro a Roma per dedicarmi il più possibile a Milano». Giornate di incontri produttivi come quello con il prefetto Gian Valerio Lombardi - «ai sensi della Bossi-Fini, attiverà lo sportello per gli immigrati mai avviato dallex prefetto Bruno Ferrante» - e, sul fronte della sicurezza, quello con il ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu: «Ho chiesto iniziative concrete ovvero di rafforzare e creare nuovi commissariati di zona insieme ad una miglior collegialità tra le forze di polizia statali e municipali evitando cioè la sovrapposizione di orari e zone».
Iniziative per nome e per conto della città, dove «la fame di case va affrontata allegerendo, ad esempio, lIci a chi affitta a giovani coppie oppure a studenti».
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