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«È stata violata la legge 194»

I ginecologi: la malattia non era tale da giustificare l’interruzione di gravidanza È scontro tra centrodestra e centrosinistra

da Firenze

La domanda è spontanea: quel piccolo poteva salvarsi? È in gravissime condizioni e corre forti rischi: dal danno neurologico a quello respiratorio, dall’alterazione permanente dei polmoni, all’emorragia cerebrale. Fino alla sepsi e ai gravi danni al fegato. «In pratica, un pericolo molto maggiore rispetto a quello cui sarebbe andato incontro nascendo con una atresia esofagea, risolvibile chirurgicamente in oltre il 90% dei casi», afferma Pietro Bagolan, direttore del dipartimento di Neonatologia medica e chirurgica del pediatrico Bambin Gesù di Roma.
La seconda domanda arriva di seguito: la legge 194 è stata rispettata? Il dibattito si è riaperto. «Dobbiamo constatare che ancora una volta la 194 non è stata applicata per la cultura burocratica degli infermieri e dei medici», sostiene Paolo Sorbi, Presidente del Movimento per la Vita Ambrosiano. Il presidente dell’ordine dei medici della Toscana, Antonio Panti, invece, sostiene: «È un aborto terapeutico», che «succede quotidianamente in una grande struttura come Careggi» e che il caso «non ha nulla a che vedere con la legge 194». Ma è anche vero che la presenza di una malformazione, anche grave, accertata nel feto, non giustifica, in base alla legge 194, il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza superati i tre mesi di gestazione. A precisarlo è il past-president dell’associazione ostetrici ginecologi ospedalieri (Aogoi) Mario Campogrande. Secondo il presidente della Società italiana di neonatologia, Claudio Fabris, l’interruzione volontaria di gravidanza andrebbe praticata solo al di sotto delle 22 settimane di gestazione. Sopra le 22 settimane, le possibilità che il feto ha di sopravvivere sono notevoli e, dunque, «in moltissimi casi ci si trova nella situazione penosa di dover rianimare piccoli sopravvissuti all’aborto».
Anche la politica discute. Se il centro destra ha chiesto subito al ministro della Salute Livia Turco di intervenire e di svolgere un'indagine su quanto accaduto, si sono anche alzati gli scudi in difesa della legge. «È una brutta storia ma che spero abbia un lieto fine», ha detto il ministro della Famiglia Rosy Bindi da Napoli. «Gli errori medici esistono anche se non dovrebbero esserci, specie quando sono in gioco i bambini e la maternità. Auguriamoci di riuscire a contenerli e quando si verificano di essere in grado di rimediare e a supplire alle conseguenze con grande solidarietà». Ma sulla sanità toscana «serve un'indagine ministeriale», sostiene il capogruppo Udc alla camera Luca Volontè, secondo il quale, sarebbe ravvisabile una «sospetta violazione della legge 194».
«Solidarietà alla mamma, ma la legge 194 non c'entra nulla», ha invece affermato la vicepresidente dei deputati Verdi Luana Zanella.

«È un episodio molto tragico sul quale vorrei dire che le pronte polemiche sulla presunta violazione della legge 194 sono del tutto fuori luogo ed estranee al fatto».

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