Niente piazza, niente scioperi. Gli studenti della destra di Azione universitaria scelgono un’altra strategia per far sentire la loro voce. E soprattutto non si limitano a criticare. Propongono. Anche a loro sta un po’ stretta la legge 133, ma la sostengono come «primo passo per cambiare le cose». E aggiungono qualcosa di nuovo rispetto alla sinistra: un documento, che battezzano «piattaforma rivendicativa», fitto di richieste per correggere il «sistema malato» dell’università di oggi.
Mentre i collettivi studenteschi ieri mattina hanno riempito strade e piazze, i ragazzi di Azione universitaria si sono organizzato in un mini corteo interno all’università Statale. Destinazione: il rettorato. Con una occupazione fulmine, durata meno di un’ora, hanno consegnato il loro dossier di richieste al direttore amministrativo e snocciolato, punto per punto, le loro ragioni. Senza megafono, senza urlare. Tra le proposte: criteri di selezione trasparenti per il corpo docenti, meno corsi di laurea, graduatorie degli atenei per premiare i più virtuosi e punire chi spreca le risorse. E ancora, i giovani chiedono che i docenti siano presenti alle ore di ricevimento (pagate) e alle lezioni. Spesso infatti gli universitari si macinano due ore di treno per presentarsi puntuali al colloquio con il prof e trovano la porta del suo ufficio chiusa. Solo un cartello scritto a penna annuncia: «Il prof questa settimana non riceve». Insomma, i ragazzi di Au vogliono smontare il castello privilegiato dei baroni, il sistema dei favori e degli sprechi.
«Vorremmo - spiega Fabio Raimondo, dirigente nazionale del gruppo - che l’Italia torni ad essere fiera della propria università. A questo non si arriverà certo attraverso scioperi o altre forme di protesta che paralizzino l’attività didattica». «Valori, merito e libertà: questa la nostra università» lo slogan scandito dai ragazzi tra i corridoi della Statale. A sostenere la protesta degli studenti è anche Paola Frassinetti, vice presidente della commissione Istruzione alla Camera: «L’università - sostiene - non deve essere uno stipendificio. La protesta giusta è quella contro la classe protetta dei baroni e le vecchie logiche sindacali. La scuola in questo stato non va e serve rinnovare».
A darsi da fare per la contro-manifestazione della destra, anche i giovani di Forza Italia che hanno allestito un banchetto informativo in ateneo e hanno improvvisato una lezione all’aperto.
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