Milano - Licenziare i fannulloni, «colpirne uno per educarne cento» come diceva Mao; un grande patto con dipendenti e sindacati della Pubblica amministrazione «per dare finalmente risposte ai bisogni dei cittadini»; valutare e misurare la qualità e il volume delle prestazioni e dei servizi; aprire il settore alla concorrenza dei privati; diffondere le tecnologie informatiche; fare leva su tecnologie informatiche, federalismo e reti. Tutto questo perché far funzionare la macchina burocratica «non è né di destra né di sinistra» ma serve per «cambiare ora, se no la barca non va più» e perché «il clima nel Paese è cambiato». Ecco in sintesi il messaggio che Renato Brunetta ha voluto lanciare nelle sue prime uscite da ministro della Pubblica amministrazione e dell’Innovazione, prima al Forum della Pubblica amministrazione (a margine del quale ha detto anche che per quanto riguarda i contratti del pubblico impiego «i sindacati devono bussare alla porta del ministro dell’Economia che ha in mano i conti»), poi alla trasmissione «Porta a porta», durante la quale ha rivelato che intende «mettere in graduatoria i call center della Pubblica amministrazione partendo da quello dedicato all’emergenza rifiuti di Napoli».
E gli annunci dell’economista veneziano, consigliere economico del premier nella legislatura 2001/2006, hanno subito suscitato numerose reazioni. Solo qualche esempio. Replicando sul tema dei dipendenti pubblici allergici al lavoro, l’ex ministro dell’Interno, Giuliano Amato, ha detto che «il fannullone che timbra il cartellino e poi va a parcheggiare lo si trova nel pubblico come nel privato».
«Noi difendiamo le persone che lavorano, che si ammalano sul serio e cerchiamo di eliminare gli abusi». Così Luigi Angeletti, leader della Uil, presente a «Porta a porta». Secondo il sindacalista la differenza tra pubblico e privato è che «se un sindaco o un presidente di Provincia ha una bassa produttività perché i dipendenti non lavorano abbastanza, fa un consulente in più e i soldi gli arrivano lo stesso». «Anche noi vogliamo uno Stato più efficiente - sottolinea la segretaria dell’Ugl Renata Polverini -, ma questo obiettivo non si raggiunge lanciando crociate contro i lavoratori».
Per il senatore del Pd ed ex sindacalista Cgil Paolo Nerozzi, favorevole alla proposta di licenziare i dipendenti pubblici che non lavorano, «la parola “fannulloni” non colpisce chi non fa il proprio dovere e offende chi lo fa». D’accordo con Brunetta anche Gianni Alemanno, sindaco di Roma, che al Forum Pa ha detto che «nella Pubblica amministrazione i fannulloni sono una piccola minoranza». D’accordo senza se e senza ma con Brunetta anche Luca Volontè (Udc): «Nessuna caccia alle streghe ma premi al merito e licenziamenti rapidi degli sfaticati». Invece Antonio Borghesi (Idv) dice che va bene il giro di vite annunciato per i dipendenti pubblici ma «ci piacerebbe che la stessa solerzia dimostrata nei confronti degli statali, valesse anche per deputati e senatori, che non sono nuovi ad espedienti per non rinunciare alla diaria». Il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, osserva che «Brunetta ha la funzione straordinaria della provocazione». «Lui - spiega - tende sempre a fare il passo più lungo della gamba, sapendo che non otterrà quello che vuole, ma rompe gli schemi, come quando dice che alcune funzioni pubbliche possono essere appaltate ai privati».
E il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, anche lui ieri ospite di
Bruno Vespa, suggerisce a Brunetta di informatizzare subito il Consiglio dei ministri perché «con tutti i collaboratori che vi seguono, i capi gabinetto e gli altri, un vero e proprio codazzo, il Cdm è diventato un suk».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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