Politica

«Gli statali italiani i meno efficienti d’Europa»

Pessimo bilancio sulla nostra pubblica amministrazione: «È anche tra le più care»

da Roma

Pagare molto per avere poco. Potrebbe essere questa la formula che riassume il rapporto tra i cittadini italiani e lo Stato. L’idea di incrociare le variabili dell’efficienza della pubblica amministrazione è venuta al centro studi della Cgia di Mestre. Sul fronte dei costi - hanno scoperto gli artigiani - l’Italia è seconda solo alla Francia. La pubblica amministrazione costa a ciascun cittadino del Belpaese 4.265 euro. Tra i principali partner economici europei, per l’appunto, sono solo i cugini d’Oltralpe con 4.887 euro ad avere una spesa pro capite superiore alla nostra. Peccato che la Francia guadagni le posizioni alte anche nelle classifiche che misurano le performance del pubblico impiego nei paesi dell’Unione europea. E che l’Italia, nelle stesse classifiche, crolli all’ultimo posto.
Gli indicatori che sono stati presi in esame sono in realtà tre. Il primo riguarda appunto la spesa di funzionamento che include i costi dei servizi generali e quelli del personale del pubblico impiego. La più «esosa» è appunto quella francese con un costo pro capite di 4.887 euro. Segue l'Italia con 4.265 euro, il Regno Unito con 4.109 euro, sorprendentemente più caro della Germania dove la burocrazia costa 3.338 euro all’anno. La media pro capite dell'Unione europea è di 4.006 euro per ogni cittadino. Il secondo indicatore è l’efficienza inteso come rapporto tra la performance erogata e i costi sostenuti. Con una media uguale a 1 il Regno Unito registra un indicatore pari a 1.06, la Germania 0.97, la Francia uno 0.83 e, infine, l'Italia con uno score di 0.80.
Il terzo fattore considerato riguarda la performance che descrive la quantità e la qualità dei servizi offerti ai cittadini. Sempre con una media uguale a 1 la Germania si attesta su uno 0.96, la Francia sullo 0.93, il Regno Unito sullo 0.91, mentre l'Italia chiude la classifica con uno 0.83.
Lo studio delle imprese venete non è un puro esercizio accademico e ha l’obiettivo di dimostrare al governo in carica che la priorità deve essere tagliare le spese e non quella di aumentare la pressione fiscale.
«Di fronte a questi risultati - ha commentato Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - appare evidente che il governo ha l’obbligo di intervenire con misure che razionalizzino la spesa e rendano la nostra pubblica amministrazione più efficiente. Invece, par di capire, si vuole procedere ad un ulteriore aumento delle tasse per far fronte al disavanzo pubblico, lasciando a tutti noi un interrogativo senza risposta.

Perché mai siamo costretti a pagare di più dei nostri principali concorrenti europei per ricevere servizi peggiori?».

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