Roma - Subito i 101 euro di aumento, ma senza aprire un’altra trattativa, tanto meno sulla durata dei contratti. Il vertice di domenica sul tesoretto non è bastato a chiudere la partita dei dipendenti pubblici. I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, nonostante siano a Siviglia per il congresso della Confederazione europea dei sindacati, ieri si sono occupati soprattutto di beghe casalinghe. E il primo impegno è stato quello di replicare al ministro della Funzione Pubblica, Luigi Nicolais, che in mattinata aveva in qualche modo indicato quello che sarà il punto di arrivo della trattativa. I fondi aggiuntivi, ha confermato, ci sono. E in cambio degli aumenti interamente riconosciuti, i prossimi rinnovi degli accordi dovranno avere cadenza triennale e non più biennale. In sostanza il ministro ha annunciato una riforma della contrattazione pubblica e l’ha presentata come la contropartita di una trattativa che, però, i sindacati considerano chiusa.
Nicolais «parla troppo anticipando cose che neanche ci sono», ha protestato Epifani. «Prima si rispettino i patti, poi si può modificare il sistema contrattuale. Non si può fare che mentre si sta giocando a football si butta fuori la palla e si comincia poi a giocare a rugby», ha aggiunto il leader della Uil, Luigi Angeletti. Senza contare che nelle tre principali confederazioni c’è ancora diffidenza. «Il governo deve ancora confermarci che ci sono 101 euro per tutti i settori», ha avvertito il segretario della Cisl Raffaele Bonanni. Sul piede di guerra soprattutto i sindacati di categoria, sicuri che il governo intenda reperire le risorse aggiuntive con la finanziaria 2008. E quindi che la parte di aumento che ancora manca all’appello (circa otto euro) sarà riconosciuta solo a partire dal prossimo anno.
La prospettiva di sindacati ancora sul piede di guerra (anche l’Ugl ha chiesto una piena attuazione dell’accordo) e per nulla disposti a concedere qualcosa non è piaciuta al governo. Tanto che in serata, una nota di Palazzo Chigi ha precisato una precedente dichiarazione del premier Romano Prodi nella quale si chiedeva la collaborazione di Cgil, Cisl e Uil. Prodi «nel suo intervento al forum della pubblica amministrazione, non ha fatto alcun riferimento a cifre concrete, né ha mai indicato l’importo di 101 euro».
Al tavolo, che è stato convocato per mercoledì, non sono quindi esclusi altri attriti. Gli scioperi rimangono convocati e molti nelle categorie interessati e, per quanto riguarda la Cgil, nella sinistra interna, vogliono farli.
Il governo, per contro, punta a non dare l'immagine politicamente debole di chi cede su tutta la linea. E cerca di far passare le concessioni come parte di una più generale riforma. Non a caso ieri Prodi ieri ha citato il memorandum siglato con i sindacati che - ha sostenuto - prevede «aperture su mobilità, merito, riorganizzazione gestionale per valorizzare le risorse umane».
Ma tra gli addetti al settore prevale lo scetticismo. Ieri si è fatta sentire l’Associazione dei giovani dirigenti pubblici che ha espresso preoccupazione per una trattativa condotta «all’insegna della confusione e della debolezza mettendo al centro le richieste delle organizzazioni sindacali e mai le esigenze dei cittadini». Il riferimento è al ruolo che il memorandum dò ai sindacati nell’amministrazione.
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