Gli States bruciano altri 500mila posti di lavoro Venerdì nero delle Borse: in fumo 180 miliardi

Il calo è il peggiore dal dicembre 1974: dall'inizio dell'anno il mercato del lavoro statunitense ha perso 2 milioni di occupati. Obama: "La crisi è destinata a peggiorare". Bush non esclude fallimenti nel settore auto. Mercati Ue in profondo rosso: crollano gli energetici, petrolio sotto i 40 dollari

Gli States bruciano altri 500mila posti di lavoro 
Venerdì nero delle Borse: in fumo 180 miliardi

Washington - In attesa che la "cura Obama" produca qualche effetto positivo sull'economia si registra un nuovo segnale negativo sul fronte dell'occupazione negli Stati Uniti. Il mercato del lavoro a novembre ha perso 533mila occupati, un dato ben peggiore delle attese, segnando la flessione più marcata degli ultimi 34 anni. Secondo i dati diffusi dal dipartimento al Lavoro, il tasso di disoccupazione lo scorso mese è salito al 6,7%, il valore più alto dal 1993, dal 6,5% di ottobre. Il calo di posti di lavoro di novembre è il peggiore dal dicembre 1974, quando erano svaniti 602mila occupati negli Usa.

Dati peggiori delle aspettative Gli analisti si aspettavamo una contrazione di 340.000 lavoratori. Il dato di ottobre è stata rivisto, portandolo a -320.000 dall’iniziale lettura di -240.000, mentre a settembre la perdita di positi di lavoro è stata pari a 403.000 da un calo di 284.000. Negli ultimi tre mesi, quindi, il mercato del lavoro statunitense ha perso 1,256 milioni di occupati, quasi 2 milioni da inizio anno.

Un piano per la ripresa Obama ritorna poi alla sua promessa elettorale di avviare un piano capace di creare 2,5 milioni di posti di lavoro in due anni e, nel contempo, di restaurare l’afflusso di crediti. Obama sostiene che la crisi economica Usa è destinata a peggiorare prima dell’inizio di una ripresa. Il primo inquilino della Casa Bianca, in una dichiarazione preparata per commentare i dati odierni sull’occupazione statunitense, che a novembre hanno registrato il peggior risultato da 34 anni a questa parte, dice anche che ora serve un piano di stimoli per i prossimi due anni che consenta di creare nuovi posti di lavoro. "Non ci sono scappatoie veloci o facili da questa crisi, che covava da molti anni - dice Obama - e che peggiorerà prima di iniziare a migliorare". "Ora - prosegue Obama - è il momento di dare una risposta urgente, in grado di ridare lavoro alla gente e di rimettere in sesto la nostra economia". "I 533 mila posti persi il mese scorso - dice ancora - la peggiore perdita di posti di lavoro dal 1974, è qualcosa di più che il drammatico riflesso della crescente crisi economica che ci ritroviamo a fronteggiare. Ognuno di quei posti persi rappresenta la crisi personale di una famiglia americana". Obama ritorna poi alla sua promessa elettorale di avviare un piano capace di creare 2,5 milioni di posti di lavoro in due anni e, nel contempo, di restaurare l’afflusso di crediti. Il presidente eletto, che s’insedierà alla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio, dice anche che questa "dolorosa crisi" sta offrendo l’opportunità di trasformare l’economia statunitense e di avviare programmi infrastrutturali per modernizzare il sistema scolastico, ricostruire strade e far partire una riforma energetica.

Le preoccupazioni di Bush "L’economia Usa è in recessione", ha riconosciuto il presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Leggendo una dichiarazione sullo stato dell’economia dai giardini della Casa Bianca, Bush ha detto, pronunciando per la prima volta la parola "recessione", che "le cifre sull’occupazione pubblicate oggi riflettono il fatto che la nostra economia è in recessione". Il Dipartimento del Lavoro ha oggi annunciato la perdita di oltre 500mila posti di lavoro, con un tasso di disoccupazione che a novembre ha raggiunto il 6,7%, il massimo da 15 anni a questa parte. Bush si è infatti detto preoccupato dalla situazione delle compagnie automobilistiche, e non ha escluso l’ipotesi di fallimenti. Leggendo nei giardini della Casa Bianca una dichiarazione sullo stato dell’economia, il presidente uscente degli Stati Uniti ha detto che "sono preoccupato dalla sopravvivenza delle società automobilistiche", aggiungendo subito dopo di essere altrettanto preoccupato dall’ipotesi "di soldi dei contribuenti versati a quelle compagnie che potrebbero non sopravvivere".

Bush ha concluso affermando che "è importante che il Congresso agisca la prossima settimana su questo piano. Ed è importante che ottenga la garanzia che i soldi dei contribuenti verranno poi restituiti se verranno versati alle compagnie".

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