«Stavolta daremo un Telegatto alla trasmissione che non c’è»

Rosanna Mani, organizzatrice dell’ambito premio, racconta: «Quest’anno in tv poche novità»

da Roma

A Milano la chiamano «la Telegatta». Ora che è a Roma «la Telegattara». Ma è sempre lei: Rosanna Mani, la mamma dei Telegatti, da 25 anni testarda organizzatrice - fra selezioni, candidature, premiazioni, polemiche - del riconoscimento televisivo più ambito. Nonché contestato. Che andrà in onda martedì prossimo, in prima serata su Canale 5, condotto da Pippo Baudo e Michelle Hunziker.
Ventiquattro anni di trionfi, accuse, ovazioni e recriminazioni. Quant’è cambiato il Telegatto?
«Grazie alla rinfrescata che gli abbiamo dato tre anni fa, spostandolo da Milano a Roma, e aggiungendo premi al cinema, alla musica e allo sport, è diventato ancor più popolare. Anzi: nazionalpopolare. E ha visto crescere il proprio pubblico. Alcuni artisti della tv si sono sentiti penalizzati; ma in realtà il Telegatto è cresciuto mantenendo intatto il proprio specifico televisivo».
E cresciute sono anche le polemiche. Che poi sono sempre le stesse: la consueta prevalenza di titoli Mediaset su quelli Rai.
«Da anni mi massacrano con queste storie, ho finito per mettermi da me fuori dai giochi, per non dovermi più ripetere. Ma ogni volta devo ricominciare da capo. Ripeterò allora che la prima scrematura dei titoli la fa una giuria di dieci personaggi insieme a cinque lettori di Sorrisi e canzoni Tv; che la seconda la fanno i lettori della rivista; e che le schede della votazione vanno in mano ad un notaio. Io non mi sogno nemmeno di metterci il naso. Anche perché rischierei una denuncia penale».
Però si dice che le polemiche giovino ai premi.
«È probabile. Ma fanno anche tanto male. Io ho dei forti dispiaceri ogni volta, pur facendo questo lavoro da ventiquattro anni. Perché ogni volta che un amico perde, devo quasi giustificarmi, scusarmi. Pensi a quel che è successo quell’anno con Cecchi Paone, che s’imbufalì a causa dei reality show. E poi ha finito per fare reality anche lui. Certo: sono i rischi del mestiere. Ma le mie coronarie preferirebbero evitarli».
Che pensa del fatto che nelle categorie personaggio e trasmissione dell’anno ci siano sempre i soliti noti?
«Che la stagione corrente di novità ne ha offerte pochine. E allora ce ne siamo inventata una noi: abbiamo proposto ai nostri lettori di suggerirci “La trasmissione che non c’è”. Ci sono arrivate migliaia di proposte, alcune davvero notevoli. Così il vincitore verrà proclamato e premiato sul palco».
Quanto conta lo show sull’effetto della serata?
«Moltissimo. La ritualità dei premi stanca presto. E allora siamo sempre alla ricerca di quel che può attirare e svagare. Così ad esempio, quest’anno, sono stati eliminati i premiatori famosi: a furia di parlare di loro, dei loro progetti, si finiva per penalizzare i premiati veri. E ci stiamo attrezzando per chiedere a questi ultimi di offrirci una canzone, una gag, un frammento di esibizione».


Quale il problema maggiore quest’anno?
«Far tornare Valentino Rossi in Malesia in tempo per le prove di lunedì del Gran premio (lo show viene registrato domenica 20). Abbiamo dovuto organizzare un aereo che lo portasse a Dubai via Kuala Lumpur, per farlo atterrare appena in tempo: il 21 alle ore 21».

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