Stazione Trastevere zona franca

L’erborista ha raccolto in un dossier gli episodi di cronaca nera

Il primo impatto con la stazione di Trastevere, inaspettatamente, è rassicurante. Nell’ampio spiazzo che conduce all’accesso principale tutto appare tranquillo, ordinario: viaggiatori che incespicano trascinandosi dietro i bagagli e pendolari che si improvvisano velocisti per non perdere il treno, mentre gruppetti di ragazzini scendono rumorosi e compatti dagli autobus. Intanto, un po’ defilata rispetto agli ingressi, una pattuglia dei carabinieri vigila sulla situazione. Basta però aspettare appena un quarto d’ora per vedere i due montare in macchina e allontanarsi con discrezione. Eccolo il segnale tacito, il momento in cui la zona inizia a subire una metamorfosi che ha dell’incredibile. Nel giro di dieci minuti il piazzale si ripopola dei suoi più assidui frequentatori: tossici e pusher, alcolizzati, rom, mendicanti e perdigiorno.
«Qui è sempre la stessa storia, va avanti da anni senza che nessuno muova un dito - commenta il titolare di uno dei negozi presenti all’interno della stazione, che preferisce restare anonimo -. Sia noi che i passeggeri subiamo spesso furti, mentre le nostre vetrine sono oggetto di atti vandalici». I vetri sfondati durante la notte vanno in parallelo con i computer e le valigie fatte sparire anche alla luce del sole tramite manovre ormai collaudate. E le minacce fisiche o verbali non sorprendono più nessuno: se il tabaccaio ha dovuto difendersi da diverse tentate intrusioni, il titolare dell’erboristeria ha addirittura compilato un corposo dossier di ritagli che raccoglie gli episodi di nera avvenuti negli anni in questa «zona franca», una piccola città a parte dove le regole del vivere civile sembrano non valere. «Il fatto è che manca un posto di polizia fisso - spiega l’edicolante - la soluzione è talmente semplice, non capisco perché a nessuno sia venuto in mente di metterla in pratica».
Mentre all’esterno il bivacco sui muretti vicino ai capilinea degli autobus va avanti, si sprecano i racconti dei pendolari legati alle risse tra i vagabondi o degli schizzi di sangue trovati sui muri e all’interno dei bagni della stazione. Nei sottopassi, in mezzo a un odore acre e stantio, c’è chi sbarra la strada chiedendo «qualche spicciolo per comprare un biglietto» e chi, come tre piccoli nomadi, fa avanti e indietro cercando l'occasione favorevole per svuotare una borsa. Il tutto senza che nessuno controlli: non solo di notte, quando la stazione diventa un dormitorio e le attività illecite si moltiplicano, ma anche in pieno giorno. Proprio non importa che quello di Trastevere sia uno snodo fondamentale per la mobilità capitolina, dove si fermano autobus e tram, oltre ai treni diretti a Pisa, Viterbo, Bracciano, Civitavecchia, Grosseto o Fiumicino e un elevato numero di passeggeri, turisti e romani, vi transita quotidianamente.
Anche l’associazione di difesa dei consumatori Codici ha voluto denunciare la situazione emettendo un’istanza di accesso agli atti indirizzata a Trenitalia e alla Polfer, per conoscere quali provvedimenti sono stati adottati per far fronte al degrado e al conseguente disagio per i cittadini.

L’associazione si è anche rivolta alla Asl Roma A per accertare le condizioni igieniche in cui versano i locali, visti gli evidenti rischi per la sicurezza e la salute che nella stazione di Trastevere sono diventati all’ordine del giorno.

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