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Stefania Craxi: «Mio fratello si è sottomesso»

Gianandrea Zagato

da Milano

Stefania Craxi sa di candidarsi «contro la peggiore sinistra della storia» ma avverte «è una battaglia che combatto senza paura, come mio padre mi ha insegnato». Impegno che riguarda l’oggi «contro questa sinistra illiberale, dal linguaggio violento, che da decenni fa lezione di morale senza averne titolo» e «in nome di Bettino Craxi e per amore della verità».
Si presenta così, Stefania, in una conferenza stampa al settimo piano della Rinascente, a due passi da quell’ufficio di suo padre, al civico 19 di piazza Duomo. È la numero 5 in lista per Forza Italia dopo Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti, Fabrizio Cicchitto e Sandro Bondi. Scelta di campo presa «a luglio, in un momento difficile per la coalizione». Scelta, avverte, che «non è né peregrina né solitaria: non faccio altro che raggiungere la stragrande maggioranza dell’elettorato socialista che, in questi dodici anni, ha votato Silvio Berlusconi e Forza Italia». Insieme nell’idea «di un socialismo moderno» e con l’orgoglio, «lo stesso di mio padre», di appartenere «a una storia di persone perbene». Aggettivo che non calza per «i socialisti della sottomissione», quelli che stanno «con una sinistra, con questa sinistra post-comunista che seppellisce il riformismo sotto un cumulo di infamie».
E il pensiero corre anche a suo fratello Bobo, candidato all’ombra della Madonnina con l’Ulivo: «Decisione che mi ha sorpreso. Ma anche per lui, Bobo, vale lo stesso metro di giudizio sui socialisti candidatisi a sinistra. Mio padre ci ha insegnato a essere liberi o almeno credevo l’avesse insegnato anche a mio fratello che però si è sottomesso. E sono ancor più addolorata anche perché tra le cose lasciate in eredità da mio padre c’è stato l’insegnamento a riconoscere gli avversari».
I nemici di una sinistra «talmente indecente che non ha coraggio di presentare la propria faccia ma quella di un cattolico come Romano Prodi che ha fatto le privatizzazioni favorendo gli amici e gli amici degli amici».
Ragione più che sufficiente per ritrovare, dice la candidata di Forza Italia, nel programma di Prodi «tracce di golpismo strisciante». Storia di una sinistra, continua Stefania Craxi, «dirigista e illiberale, tanto che il suo programma adombra che, nelle istanze decisionali della politica, gli organismi eletti vengano sostituiti da quelli nominati, come la Corte costituzionale e il Consiglio superiore della magistratura».
È la battaglia che «riguarda l’oggi e non il passato, impegno per una società libera contro una sinistra conservatrice» che ha come alleati «i poteri forti economici-finanziari e i loro giornali, i quali sono da quattordici anni portatori del vero, gigantesco conflitto di interessi per cui gli affari determinano la politica e vorrebbero definitivamente sottometterla ai loro interessi».
Storia, conclude Stefania, dei soliti noti, «comunisti, postcomunisti, cattolici integralisti, capitalismo arrogante che insieme con questa sinistra porta sulle spalle la responsabilità della dismissione industriale dell’Italia». Storia di chi «salda il conto, paga la sua cambiale candidando Gerardo D’Ambrosio a Milano».

Nella città dove «ho scelto di candidarmi e nella quale sono nata e cresciuta e ho sempre respirato l’aria dell’impegno politico». Preannunci di ricordi, di quando «con nello zainetto portavo i volantini elettorali di mio padre». Storia di ieri che riguarda anche l’oggi.

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