Le stime sulle vendite affondano Fiat

Lo spettro della recessione globale che aleggia su Stati Uniti ed Eurozona, insieme ai dati negativi sul mercato dell’auto e alle crescenti incertezze sul futuro, hanno fatto cadere a piombo sia il titolo Fiat (-11,88%, a 4,33 euro) che quello di Fiat Industrial (-13,31%, a 6,09 euro). Penalizzata anche la holding Exor (-9,08%, a 15,32 euro) a monte della catena di controllo. Una sommatoria di situazioni, insomma, che riportano il valore del titolo indietro di anno e assottigliano, per Fiat Spa, la capitalizzazione a 5,3 miliardi di euro. A Piazza Affari, in un mese, l’azienda automobilistica guidata da Sergio Marchionne ha lasciato sul terreno quasi il 39%.
Il Lingotto, al di là dell’allarme recessione che ha scatenato il terremoto sulle piazze finanziarie, ha vissuto una giornata nerissima a causa dei dati sulle vendite in Brasile (per la verità poco indicativi) nei primi quindici giorni di agosto, nonché sul ribasso delle stime annunciato da Goldman Sachs sulle immatricolazioni di vetture in Europa nel 2012 (potrebbero scendere fino al 7%). E a proposito del Vecchio continente, negative sono anche le prime anticipazioni sull’andamento delle consegne in luglio. In un mercato che dovrebbe perdere intorno all’1%, Jato Dynamics vede per la Fiat una flessione del 15,4%. Il gruppo di Torino, che soffre la mancanza di prodotti nuovi di volume, sconta anche la forte diminuzione delle vendite di veicoli nei principali mercati. A far compagnia all’Italia (-10,7% in luglio), ci sono la Francia (-5,7%), la Spagna (-4,3%) e il Regno Unito (-3,5%). A salvarsi è soltanto la Germania, in crescita del 9,9% rispetto al luglio del 2010. Lo scenario, comunque, risulta complesso anche al di là dell’Atlantico: a pesare su Fiat, più che i ritardi nell’apertura dei 130 concessionari che incideranno sugli obiettivi di vendita della 500, sono le nubi che si stanno addensando sul mercato dell’auto a stelle e strisce. Gli analisti, al riguardo, hanno già abbassato le stime per questo e il prossimo anno. Ultimi, nell’ordine di tempo, gli esperti di Goldman Sachs che, per il Nordamerica, prevedono un calo del 3% nel 2012.
Le cose negative, quando succedono, spesso si concatenano: ed ecco affiorare, insieme all’attesa che prima o poi qualcosa si smuova in Cina e in Russia (il nuovo stabilimento dovrebbe sorgere a San Pietroburgo), nuovi dubbi sulla tenuta della joint venture indiana con Tata (il presidente Ratan Tata, membro del cda del Lingotto, è tra l’altro prossimo alla pensione).
In un colpo, dunque, il mercato sembra aver dimenticato le prospettive positive dell’integrazione tra Fiat e Chrysler e il forte effetto mediatico ottenuto da Marchionne nel momento in cui il Lingotto è riuscito a ripagare per intero alla Casa Bianca il debito contratto per l’acquisizione della stessa azienda di Auburn Hills.
E a nulla sono valse le notizie sulla possibile produzione a Detroit del Suv Maserati, che sarà esposto al Salone di Francoforte, dell’accordo con il socio turco Tofas per distribuire nel Paese (assistenza compresa) i veicoli targati Chrysler, Jeep e Dodge, nonché del rafforzamento della potenza di fuoco in Brasile con il nuovo impianto in costruzione.
«La verità - dice un osservatore - è che prevale la schizofrenia. In Brasile la Fiat, nei sette mesi, è sempre al comando delle vendite con il 22,5% di quota mercato davanti alla Volkswagen, ma i report di questi giorni si sono concentrati, drammatizzandoli, sui primi 15 giorni di agosto, che hanno visto il sorpasso dei rivali tedeschi su Torino, senza considerare il prossimo lancio in Sudamerica della nuova Palio e di un modello di classe media che consolideranno la leadership italiana».
Che cosa può succedere ora? «La recessione e il rallentamento generale delle vendite di veicoli - risponde un analista - renderanno improbabile una revisione al rialzo dei target, peraltro conservativi, di Fiat-Chrysler. Inoltre, renderanno poco realistica la quotazione di Chrysler. Mi aspetto, invece, qualche notizia negativa sul debito del Lingotto, a 3,4 miliardi dopo i conti del secondo trimestre».

Un commento alla débâcle in Borsa di ieri arriva anche da un membro della famiglia Agnelli interpellato dal Giornale: «Siamo passati indenni ad anni come il 2008 e il 2009 e con Marchionne supereremo anche questo momento, nonostante la recessione possa portare al rinvio dell’implementazione dei piani e della quotazione di Chrysler. Non ci saranno aumenti di capitale. Non c’è più l’abbrivio di prima».

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