Tra stipendi e Tfr, ecco «quota 10 milioni» Il futuro? Tra sindaco di Napoli e «Red tv»

RomaE ora? Adesso che Michele Santoro potrebbe sedersi su un bel gruzzolo tra «buonuscita» e produzione di docu-fiction, che cosa succederà?
Circa dieci milioni di euro non sono poca cosa. La liquidazione, infatti, dovrebbe ricomprendere tra le tre e le quattro annualità di stipendio. A oltre 700mila euro annui da direttore Rai si raggiunge una cifra oscillante tra i 2,5 e i 2,7 milioni di euro. A questi bisognerà aggiungere il compenso per ogni produzione che nei prossimi due anni «Michele Chi?» realizzerà per Viale Mazzini. Dovrebbero essere almeno sette da un milione l’una che, unite al sostanzioso Tfr, portano il totale ad avvicinarsi alla fatidica «quota 10».
Si tratta di un «prepensionamento d’oro» per l’inventore di Annozero. Ma sarebbe meglio dire «esternalizzazione» considerato che da lavoratore dipendente diventa autonomo in Rai così come lo è da tempo Vespa. E probabilmente quel compenso per ogni docu-fiction, così elevato da scandalizzare perfino i post-democristiani, ricomprende anche lo «scivolo». Santoro è prossimo ai 59 anni e al raggiungimento dell’età pensionabile gliene mancano altri sei.
E ora? L’alfiere della società civile, «il paladino delle schiene dritte per conto del suo Ego» (il copyright è di Aldo Grasso) non si metterà certo a leggere il giornale ai giardinetti. Innanzitutto, la chiusura di Annozero è anche il divorzio ufficiale dagli ultimi compagni di viaggio. A partire da Marco Travaglio, precedentemente irritatosi per aver appreso la notizia a mezzo stampa, che ieri ha cercato di metterci una pezza. «È normale che non me l’abbia detto, sono fatti suoi», ha dichiarato. Dispiaciuta la giovane Giulia Innocenzi, stranamente muto il caustico vignettista Vauro.
Resteranno solo i fedelissimi che lo hanno sempre accompagnato come Sandro Ruotolo. Ma per fare cosa? La docu-fiction è un genere innovativo ma in Italia c’è già il Michael Moore «de’ noantri», alias Sabina Guzzanti. Certo, c’è la possibilità di varcare i confini della tv generalista affidandosi alla dalemiana Red tv, alla quale era interessato, e avviando partnership con il manifesto. Ma si tratta di palcoscenici troppo ristretti per un «mattatore» come Santoro al quale starebbe stretta anche la ribalta di Sky che l’avrebbe corteggiato.
La politica? L’idolo delle plebi ha già fatto esperienza a Bruxelles da «schiacciabottoni» e sicuramente non vale la pena ripeterla. Anche se i suoi fan più accaniti lo vorrebbero guida della sinistra nel 2013 o, per lo meno, sindaco di Napoli l’anno prossimo. Anche se i partenopei difficilmente voterebbero per un salernitano. «Ho agito ancora una volta nell’interesse del pubblico», ha dichiarato ieri Santoro. Ecco, il pubblico, una vera droga per i volti della tv.

Per mantenere quel filo diretto che negli anni non s’è mai consumato una strategia ci sarebbe: fare come Beppe Grillo e inondare la Rete e tutti i media con le sue produzioni. La super liquidazione? In fondo tutto ha un prezzo e la gente dimentica...

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