Roma - Mezzo stipendio non lo si vede nemmeno. Il 45,9% del salario non finisce nelle tasche degli italiani, ma in quelle del fisco e degli enti di previdenza tramite il cosiddetto cuneo fiscale, cioè la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto incassato effettivamente dal lavoratore. A fare i conti è l’Ocse nell’annuale rapporto sul prelievo fiscale sui salari, aggiornato al 2007. In Italia, considerando il caso di un lavoratore single senza figli che guadagna esattamente il 100% della media nazionale, il cuneo fiscale si attesta al 45,9% (al sesto posto tra i paesi Ocse), in crescita dello 0,3% rispetto al 2006. Siamo alle spalle di Belgio (55,5%), Ungheria (54,4%), Germania (52,2%), Francia (49,2%) e Austria (48,5%).
Qualche miglioramento La percentuale è più bassa invece nel caso del lavoratore unico percettore di reddito con a carico coniuge e due figli: il cuneo fiscale in questo caso è al 33,8% (ma era al 33,3% nel 2006) per gli stipendi italiani, superiore comunque alla media Ocse (27,3%), dell’Europa a 15 (31,9%) e della Ue a 19 (31,8%). Tra il 2000 e il 2006 il peso della tassazione sui salari in Italia è leggermente diminuito (-0,9%) e il maggiore calo si è registrato nelle fasce di reddito più basse.
Stipendi bassi Gli italiani portano a casa a fine mese un salario che è tra i più bassi tra i Paesi Ocse. Con uno stipendio netto annuale di 19.861 dollari, l’Italia si colloca al 23esimo posto dietro a Paesi come Spagna e Grecia. È quanto si rileva dal rapporto Ocse sulla tassazione dei salari aggiornato al 2007.
La classifica riguarda il salario netto di un lavoratore senza carichi di famiglia ed è calcolato a parità di potere d’acquisto. Lo stipendio italiano è ben al di sotto della media Ocse (24.660 dollari anno) e della Ue a 15 (26.434).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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