Fabrizio de Feo
da Roma
«Non credo che gli italiani possano essere così stupidi e superficiali da affidarsi a questi signori della sinistra, mestieranti della politica che hanno sempre sbagliato tutto». Silvio Berlusconi prende la parola alla presentazione del libro di Bruno Vespa, «Vincitori e vinti». E prendendo spunto dal tema portante del volume, lancia il suo affondo contro il vizio del trasformismo coltivato dagli eredi, più o meno pentiti, del comunismo. «Sin dai tempi del muro stavano dalla parte sbagliata e ora sembra che, anche grazie allinformazione, abbiano fatto il bucato e siano belli freschi, socialdemocratici, riformisti, perfino liberali. Ma come ci si può fidare di costoro che stavano con il compagno Pol Pot che faceva milioni di morti. Quando cadde il muro di Berlino noi stavamo dalla parte giusta, loro no. Loro erano con il comunismo. E io mi chiedo come possano oggi chiedere fiducia agli italiani. Ma io sono ottimista e credo che se uno ha senno non si può affidare a questa sinistra».
Loperazione «anti-ambiguità» del premier non si rivolge soltanto verso il centrosinistra ma anche verso la sua stessa coalizione. Berlusconi, senza usare toni stizziti, rintuzza le fughe in avanti dei suoi colleghi del centrodestra con una semplice formula: «Non ci sono dubbi: il leader della Cdl sono io. Non sono convinto che tre punte segnino più di una», aggiunge il presidente del Consiglio, a proposito del fatto che il centrodestra si presenterà con tre candidati. «Non mi piace il paragone calcistico, però con il nuovo sistema proporzionale è logico che ogni partito punti su un proprio capolista». In ogni caso, conclude, «è regola democratica che il candidato della coalizione sia il capo del partito che avrà più voti». Nessun peso, quindi, alla proposta del presidente di Ferdinando Casini che invita a scegliere come candidato premier il leader del partito che nel 2006 incrementerà maggiormente la percentuale di voti. «Quello era un gioco», sostiene Berlusconi. Limportante è non logorarsi in una competizione interna priva di senso politico. «Faccio francamente fatica a tornare a essere leader di un partito, tuttavia agli altri non conviene portare via voti al primo partito della coalizione perché lobiettivo è indirizzarsi tutti assieme verso gli indecisi». Il premier si dice «assolutamente contrario» a un cambio della squadra di governo nel caso in cui, nel 2006, il centrodestra dovesse vincere le elezioni. «Penso di mettere a frutto lesperienza accumulata in ben 5 anni di governo da parte degli attuali ministri. Questa regola varrà in particolare per i ministri che si sono dimostrati degni e capaci».
Berlusconi benedice la nuova legge elettorale. Ma non nasconde un rimpianto. «Se avessi potuto, avrei fatto come il mio amico Erdogan in Turchia, stabilendo un plafond molto elevato per cui tutti i piccoli partiti devono confluire in quelli più grandi. In Turchia è addirittura esagerato, e non voglio prendere la situazione turca come esempio di democrazia, perché non è un grande esempio. Ma cè anche la Germania che ha seguito questa strada». La nuova legge impone, ovviamente, una politica delle alleanze particolarmente aggressiva. Per questo non mancherà un accordo elettorale con Alternativa sociale e con altri soggetti alternativi alla sinistra. «Cè stato un momento in cui pensavamo che la signora Mussolini entrasse in Forza Italia. Lavremmo accolta a braccia aperte. In ogni caso con lei non ho mai trovato una differenza di programma e in lei non abbiamo mai rilevato un sentimento antidemocratico».
Berlusconi non vuole dare troppo peso alle dichiarazioni di Romano Prodi sulle presunte pressioni ricevute dal capo dello Stato. «Da me e da parte della mia forza politica non cè stato nessuna pressione nei confronti di Ciampi. Il capo dello Stato ragiona con la sua testa». Lultimo monito lanciato dal premier riguarda le modalità di voto del 2006.
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