RomaFine delle vessazioni per cittadini e aziende: con il decreto sviluppo approvato ieri dal Consiglio dei ministri si inverte una tendenza e si sancisce per la prima volta come «illecito disciplinare» leccesso di controlli da parte della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. «Un conto è chiedere le tasse, un altro è essere coerenti con la legge», ha spiegato il ministro dellEconomia, Giulio Tremonti.
È una rivoluzione copernicana «a costo zero» quella varata dallesecutivo perché andranno in soffitta un sacco di scartoffie e soprattutto i contribuenti avranno meno obblighi da rispettare e dunque più tempo a disposizione per le proprie attività. Controlli della Finanza «in borghese» per non spaventare clientela e dipendenti, estensione del regime di contabilità semplificata. Più tempo per scegliere tra rimborso dimposta o compensazione nella dichiarazione dei redditi, via la vecchia scheda carburanti. Meno burocrazia anche per privacy e appalti pubblici. I risparmi stimati, secondo il ministro della Pubblica amministrazione Brunetta, si aggireranno attorno ai 900 milioni annui.
Il versante propulsivo del decreto è rappresentato dai crediti di imposta sulla ricerca e sulle assunzioni nel Sud. E soprattutto da una rinnovata attenzione al turismo. Larea meno sviluppata del Paese potrà anche avvalersi delle risorse derivanti dai «Sud-bond», strumento di raccolta della Banca del Mezzogiorno, ormai pronta a partire.
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