«Stop ai lavoratori palestinesi» Israele vuol blindare i Territori

Pronte sanzioni contro l’Anp guidata da Hamas, che designa Hanyah premier

Gian Micalessin

Le nuove regole del gioco sono pronte. Ora spetta al Consiglio dei ministri, convocato per oggi dal premier ad interim Ehud Olmert, ratificarle. Se il governo seguirà le linee guida proposte dal ministro degli Esteri signora Tzipi Livni e dal ministro della Difesa Shaul Mofaz, da lunedì Israele e Gaza saranno due mondi a parte. «Sarà come una dieta, li terremo a stecchetto senza farli morire», ha spiegato Dov Weissglass, consigliere del primo ministro, illustrando le ritorsioni studiate per contrastare l’ascesa al potere di Hamas e imporgli il riconoscimento d’Israele, la fine della lotta armata e l’accettazione di tutti gli impegni ratificati dall’Autorità palestinese. Se la “dieta” scatterà subito dopo il giuramento, previsto per domani, del Parlamento dominato da Hamas, lunedì il valico di Gaza diventerà un confine internazionale. I palestinesi con un’occupazione in Israele non potranno raggiungere i posti di lavoro, le merci in transito verranno bloccate, i funzionari dell’Autorità Palestinese e i membri del governo dovranno rinunciare ai permessi di transito, le città e le strade della Cisgiordania torneranno a essere sigillate dai posti di blocco.
La misura economica più devastante sarà il blocco dei 50 milioni di dollari raccolti mensilmente dalle autorità doganali israeliane per conto dell’Autorità palestinese. Senza quelle rimesse, l’Anp targata Hamas non potrà neppure pagare gli stipendi. Nelle speranze di israeliani e americani questa condizione dovrebbe in breve ridurre all’impotenza l’esecutivo di Hamas. Le sole transazioni finanziarie e commerciali consentite, in caso d’integrale approvazione delle sanzioni, saranno i finanziamenti e i trasferimenti di beni a scopi umanitari. Consentendo il lavoro delle organizzazioni internazionali Israele spera di evitare un disastro umanitario dalle spiacevoli conseguenze politiche. Fino al termine del vertice ministeriale odierno tutte le ritorsioni restano comunque puramente programmatiche. Il governo, in base anche alle valutazioni espresse dall’alleato americano e alle pressioni internazionali, potrà decidere di ratificarle solo in parte o anche di rinviarle fino all’insediamento del governo Hamas.
Il programma di ritorsioni divide anche i vertici militari israeliani. Secondo il generale Amos Gilad, responsabile del coordinamento politico militare al ministero della Difesa, il blocco delle rendite doganali rischia di rivelarsi assai controproducente in termini d’immagine. «Affamarli - ha detto Gilad – non aiuterà Israele».
Intanto Hamas prepara la formazione del nuovo governo e sgomita per rompere l’isolamento internazionale. Ieri la dirigenza fondamentalista ha annunciato di aver affidato al 43enne Ismail Hanyah, il leader di Gaza demiurgo della svolta politica, l’incarico di dar vita al nuovo esecutivo. Per riuscirci Hanyah dovrà fare i conti anche con gli ultimatum di Mahmoud Abbas. Il presidente minaccia di non affidargli l’incarico se prima Hamas non riconoscerà tutti gli impegni ratificati dall’Anp.


Khaled Meshaal, capo dell’ufficio politico in esilio a Damasco, è intanto stato ricevuto ieri ad Ankara dal ministro degli Esteri turco Gul. Le proteste d’Israele non impediranno neppure la discussa visita di Hamas a Mosca ai primi di marzo: la delegazione fondamentalista discuterà l’acquisto di due elicotteri e di una cinquantina di blindati.

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