Storace e Prestigiacomo si dividono sull’aborto

Forza Italia: i valori laici sono anche nostri. Fassino difende gli interventi di Ruini. I radicali: l’Unione ci dica da che parte sta

Storace e Prestigiacomo si dividono sull’aborto

Emanuela Fontana

da Roma

La legge sull’aborto non si cambia. Chi pensa il contrario «fa propaganda». Il ministro della Salute Francesco Storace va avanti nel chiedere più controlli sui consultori, in linea con l'auspicio del cardinale Camillo Ruini e con la richiesta dell’Udc di un’indagine conoscitiva sull’applicazione della 194, e trova sulla sua strada il ministro delle Pari opportunità Stefania Prestigiacomo.
Ma Storace sferra contemporaneamente l'attacco ai governatori del centrosinistra sul tema della pillola abortiva: «Perchè solo da quest'anno e in alcune Regioni si accende improvvisamente la volontà di far acquistare la Ru486, beffando le norme sull’ingresso in Italia dei farmaci non sperimentati nel nostro Paese?». È una vicenda «politica», attacca.
La novità di ieri è la discesa in campo del segretario dei Ds Piero Fassino, che entra nel dibattito mantenendo però la posizione di ritrovato cattolico: «Trovo che sia assolutamente legittimo - dichiara in un’intervista a La Repubblica - che la Cei esprima la sua opinione su questioni che hanno a che fare con l'uomo, la vita, la morte. Altra cosa sono le uscite politiche di Storace che considero strumentali e sbagliate. Mi sembra un'iniziativa pre-elettorale».
La propaganda è quella della sinistra, risponde il ministro. «Non si cada nella trappola propagandistica di quell'estremismo che ci attribuisce la volontà di modificare la legge 194», chiarisce Storace. Il ministero «si sta muovendo su un binario scientifico, a tutela della salute della donna, e su un binario istituzionale, con la proposta alle Regioni, per la corretta applicazione dei primi cinque articoli della legge. Altro non c'è». E per chiarire come sta lavorando, al di là dei «bla bla propagandistici», ha inserito sul suo sito personale dieci quesiti sul tema dell’aborto, tra i quali «se sia giusto ignorare la previsione di legge sulla presenza dei volontari nei consultori».
Il centrosinistra ha però ormai preso la strada del dibattito stile anni Settanta. «È gravissimo che il ministro della Salute faccia campagna elettorale sulla pelle delle donne - avverte il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio -. Se questa è la sua priorità si deve dimettere». La posizione del centrosinistra, comunque, non convince neanche i radicali: «Vorrei che ci fossero parole chiare - invita il segretario Daniele Capezzone -. Io chiederò questo al centrosinistra».
Ma anche all'interno della Casa delle libertà si apre un fronte laico. Il ministro per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo ha scritto una lettera a Storace che inizia con un «Caro Francesco...», ma poi ricorda come la legge 194 rappresenti «una conquista di civiltà per le donne». La proposta di avviare un'indagine conoscitiva sullo stato di applicazione della normativa, a fine legislatura, «può avere il sapore della battaglia ideologica». Il ministro aggiunge comunque di aver appreso «con piacere» della precisazione di Storace sul fatto che non è sua intenzione modificare la 194.
Ma nessuno la vuole stravolgere, ha detto addirittura l'Udc. Il segretario Lorenzo Cesa difende la sua proposta nata «per gli attacchi violenti del centrosinistra al cardinale Ruini. Mi aspettavo che gli amici della Margherita reagissero come abbiamo reagito noi, e non l'hanno fatto». Le «mistificazioni» non sono arrivate «solo dalla sinistra, ma anche da esponenti della maggioranza, come il ministro Prestigiacomo», ha poi fatto notare. «Non c'è una guerra in corso tra Guelfi e Ghibellini. Quello dell'aborto è un tema che va sottratto al rischio di una disputa ideologica e confessionale», dice l’ex segretario Marco Follini.
L'anima laica della Casa delle libertà esce allo scoperto: il vicecoordinatore di Fi Fabrizio Cicchitto ricorda che «non bisogna perdere di vista i valori laici e liberali che sono alla base della coalizione e in particolare del partito».

Il ministro leghista delle Riforme Roberto Calderoli commenta: «Quando sento che certi temi, come l’aborto, entrano nella campagna elettorale mi viene voglia di essere anarchico...».
Da Tunisi, il premier Silvio Berlusconi smorza la polemica: «Ne possiamo parlare a Roma», risponde a chi gli chiede un commento sull’aborto.

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