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La storia Il Pibe de oro deve 36 milioni all’Agenzia delle entrate

Un grande campione nello sport, un fenomeno del pallone, una stella del calcio che però ha perso la sua personale partita contro il fisco. La storia che Diego Armando Maradona ha incrociato con l’Erario italiana è lunga, complessa, molto travagliata e sempre segnata da una sconfitta per l’asso argentino.
Il Pibe de oro, 48 anni, finisce nel mirino del fisco nella seconda metà degli anni Ottanta, quando con le sue magie e i suoi gol porta il Napoli ai vertici del calcio italiano ed europeo. Gli ispettori dell’Erario concentrano il lavoro, che va avanti a pieno ritmo, sui guadagni e sul patrimonio del campione argentino. Le indagini sono interminabili e arrivano a una svolta soltanto nel 2005, quando la Corte di Cassazione ufficializza il suo stato di evasore fiscale.
Secondo i conti elaborati dall’Erario, il debito di Maradona con il fisco italiano supera i 36 milioni di euro, una somma che aumenta ogni giorno di oltre 3mila euro, solo di interessi. Si tratta di una cifra enorme legata soprattutto a mancati versamenti dell’Irpef.

Ma, chiusa la carriera con la maglia del Napoli, il ritorno di Maradona in Argentina ha, di fatto, legato le mani del fisco. Tuttavia Equitalia, la società per la riscossione che insieme alla Guardia di Finanza ha condotto le indagini sul Pibe de oro, torna sempre a bussare alla porta del campione ogni volta che rimette piede in Italia. Una grosso sforzo che però ha fruttato alle casse dell’Erario finora solamente poco meno di 50mila euro di introiti.

Equitalia, nel 2006, è andata all’attacco e ha confiscato a Maradona un orologio Rolex dal valore di 11mila euro e l’ultimo affondo è di pochi giorni fa un paio con il sequestro dell’orecchino per un valore di 4mila euro.

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