La storia: Togo, un anno dopo la strage

Il dramma messo in scena è quello di un calciatore che per aver vuotato il sacco sulle malefatte del suo governo è passato dalla maglia con lustrini della nazionale degli «sparvieri» alla maglietta sporca di grasso di un’officina meccanica di Lomé. La discesa agli inferi del difensore del Togo Kwami Kacla Eninful risale esattamente a un anno fa, quando a Cabinda il pullman della nazionale di calcio, che avrebbe dovuto disputare la Coppa d’Africa, venne preso d’assalto a colpi d’arma da fuoco da un gruppo di separatisti dell’Angola. Nell’imboscata morirono l’allenatore in seconda e l’addetto stampa, mentre quattro giocatori rimasero gravemente feriti. Eninful, come Adebayor, fu tra quelli che dribblarono i proiettili impazziti. Quando rientrò in Tunisia, dove era tesserato per l’Union Sportive Monastirienne, si scagliò senza troppi giri di parole contro il presidente della repubblica Faure Gnassingbé, colpevole di non aver mosso un solo dito per aiutare i famigliari delle vittime e dei feriti. Il padre padrone del Togo millantò alla stampa di mezzo mondo che il suo governo avrebbe sostenuto ogni spesa, ma all’atto pratico non scucì un solo dollaro. Eninful denunciò tra le altre cose la situazione del portiere Kodjovi Obilale, ricoverato tra la vita e la morte dopo l’agguato in un ospedale di Johannesburg, ma di fatto bloccato nel nosocomio dopo la guarigione perché senza denaro a sufficienza per sostenere le spese ospedaliere. «Se non fosse stato per l’intervento di un’associazione umanitaria, Kodjovi sarebbe ancora oggi in quel letto ferroso», rivelò il difensore togolese. Parole di fuoco che hanno segnato la fine della sua carriera agonistica a soli 26 anni. Due mesi dopo lo sfogo il Monastirienne decise infatti di rescindergli il contratto nonostante le ottime prove fino a quel momento fornite in campionato. Prestazioni finite nel dimenticatoio dopo una telefonata di Gnassingbé in persona al presidente del club Zouhair Chaouch. Il giovane difensore non si è però perso d’animo e rientrato a Lomé ha provato a bussare alla porta delle due squadre più titolate della capitale, l’Etoile Filante e il Douanes, che in situazione di normalità non si sarebbero lasciate scappare l’affare. Invece nulla da fare, Kwami il chiacchierone è rimasto a bocca asciutta e, soprattutto, senza stipendio. Per queste ragioni non ha potuto fare altro che tornare alle origini: garzone di officina come quando aveva 14 anni e sognava un futuro da calciatore professionista. Eninful è una delle tante vittime di bizzarre e spietate dittature. Sacrificato in nome di un populismo che per lavare i panni sporchi utilizza qualsiasi espediente.

La sua storia ricorda quella del portiere dell’ex Zaire Mwamba Kazadi, che per aver raccontato di promesse non mantenute dall’allora dittatore Mobutu perse il posto in nazionale e venne licenziato in tronco dal Tp Mazembé. La stessa squadra che 35 anni dopo ha conteso all’Inter il titolo di campione del mondo per club.

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