
Donald Trump vuole riaprire i battenti di Alcatraz, il penitenziario di massima sicurezza eretto sulle fondamenta di una forte della Guerra civile, ancora arroccato sull'isola dalle gelide acque della Baia di San Francisco. Per la storia, si tratta di una struttura "inespugnabile". Dalla quale nessuno sarebbe mai riuscito a "fuggire vivo". Perché la famosa Fuga da Alcatraz, che si verificò nel giugno 1962, andrebbe considerata solo come un tentativo d'evasione senza prove di successo, dal momento che dei fuggitivi non si trovò mai traccia.
La vera fuga da Alcatraz
Era la notte dell'11 giugno di oltre sessant'anni fa quando tre prigionieri del blocco B, Frank Morris e i fratelli Anglin, John e Clarence, approfittarono dell'ora di musica, per fuggire attraverso un condotto di 91 cm passava dietro le loro celle e conduceva fuori il perimetro della struttura penitenziaria. Mentre gli altri detenuti suonavano i loro strumenti come "premio" previsto da un programma di ammorbidimento rispetto alle rigide regole del carcere di massima sicurezza dove fino a qualche anno prima era imposto il silenzio, Morris e gli Anglin rimossero una ventola di aerazione con attrezzi improvvisati - un cucchiaio da cucina saldato al piccolo motore di un aspiratore rubato - per poi lasciare al loro posto le celebri teste di cartapesta che avrebbero ingannato le guardia fino all'appello del mattino.
Nessuno li rivedrà più, né avrà loro notizie. Per la polizia, che rinuncerà a condurre le ricerche, i tre fuggitivi sono affogati nella Baia di San Francisco nonostante l'uso di una specie di zattera fatta con una cinquantina di impermeabili rubati e uniti tra loro. I corpi non vennero mai trovati. Per altri, si sarebbero dati alla macchia per tutta la California. Forse da lì avrebbero raggiunto il Messico per scomparire in Sud America. L'Fbi, l'organizzazione federale con giurisdizione in ogni stato, chiuse le proprie indagini dopo 17 anni. Concludendo che Morris e i fratelli Anglin erano probabilmente morti per ipotermia, ma lasciandoli nella lista dei "ricercati d'America".
Una lettera misteriosa
Come tutti sanno, la storia della più celebre evasione di sempre è diventata un film con un indimenticabile Clint Eastwood. Pochi invece ricordano il caso della misteriosa lettera che nel 2013 è stata inviata alla stazione di polizia di Richmond. "Mi chiamo John Anglin. Sono scappato da Alcatraz nel giugno del 1962 con mio fratello Clarence e Frank Morris. Ora ho 83 anni e sono in cattive condizioni di salute. Ho un cancro", si leggeva nella lettera. "Frank è morto nell’ottobre 2005, è stato sepolto sotto falso nome. Mio fratello è morto nel 2011", e poi ancora "Se mi verrà promesso che non farò più di un anno di carcere, e che riceverò cure mediche, scriverò per far sapere esattamente dove sono. Non è uno scherzo".
La lettera non è stata considerata autentica. O comunque non bastò a riaprire seriamente il caso. L' Us marshall Michael Dyke, messo a capo delle indagini sul caso, riferì all’Associated Press di non poter affermare con certezza che i tre fuggitivi fossero morti nel giugno del 1962. Alcune prove, come i fiori ricevuti per anni dalla madre dei fratelli Anglin, e altre testimonianze, spesso discordanti tra loro, contribuirono mantenere vivo il mistero.
Un carcere da cui era "impossibile fuggire"
Oggi i tre fuggitivi sono senza dubbio morti. Se non per ipotermia, per cause naturali. Nessuno di loro, quindi, potrà essere informato che la struttura penitenziaria riprirà i battenti per volere del nuovo presidente degli Stati Uniti, che intende rinchiudervi, ancora una volta, "i criminali più violenti d'America" e fare di essa "un simbolo di legge, ordine e giustizia".
Nei 29 anni in cui Alcatraz - isola del diavolo d'America - è stata resa da fortezza della guerra civile a scoglio di redenzione per criminali difficili da gestiere, 1.576 detenuti hanno scontato le loro pene sull'isola. Nonostante fosse considerato "impossibile fuggire", vennero registrati ben 14 tentativi che coinvolsero un totale di 36 prigionieri. Il primo tentativo d'evasione risale al 27 aprile 1936, quando uno detenuto tentò di fuggire scavalcando una recinzione prima d'essere raggiunto dai colpi d'arma da fuoco delle guardie penitenziarie che avevano lanciato i loro avvertimenti. Da allora, tutti gli altri tentativi di evasione si conclusero con un fallimento.
Solo il tentativo d'evasione del 16 dicembre 1937 condotto da Theodore Cole e Raph Roe, che utilizzarono degli pneumatici trovati sull'isola come galleggianti per una zattera improvvisata, è ancora avvolto dal mistero che circonda Morris e i fratelli Anglin e mette in dubbio lo status di prigione "a prova di fuga" che è stato
mantenuto negli anni. Anche i corpi di Cole e Roe non sono mai stati ritrovati. Quindi, sebbene siano stati considerati come “dispersi e probabilmente annegati”, il loro vero destino rimane sconosciuto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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