
Per alcuni era un coraggioso difensore dei poveri e degli emigrati irlandesi che aveva trovato una nuova vita della terra di canguri. Per altri, invece, era solo un pericoloso fuorilegge. Un ribelle che ignorava ogni autorità e viveva un'esistenza violenta. Macchiandosi di crimini classici, come rapine e omicidi. Il suo nome era Ned Kelly, ma storia lo ha conosciuto l'Iron outlaw. Una figura leggendaria e folcloristica che verrà tramandata nei secoli dei secoli in terra distante dalla nostra, l'Australia.
Un bandito irlandese in Australia
Nato nello Stato federale di Victoria in un giorno indeterminato del 1854, Ned Kelly era uno degli otto figli di un immigrato irlandese che lo rese orfano all'età di dodici anni. Giovane coraggioso e ribelle, crebbe in un momento difficile per l'Australia che aveva attirato, specialmente nel Nuovo Galles del Sud e nel Victoria, decine di migliaia di immigrati irlandesi attirati dalla nuova corsa all'oro, provocando forti tensioni tra cattolici e protestanti. E, più in particolare, tra i ricchi coloni della prima ora e i poveri irlandesi in cerca fortuna. Una condizione che non riguardava il capofamiglia dei Kelly, deportato in Australia come criminale comune, un ladro di bestiame a cui era andata male.
Non passò molto tempo prima che Ned Kelly si ritrovasse nei guai con la legge per aggressione e per furto di cavalli, ma sembra che la sua breve epopea criminale, che lo portò, poco più che ventenne, a diventare uno degli uomini più ricercati d'Australia, abbia avuto inizio nell'aprile del 1978, quando un agente della Polizia di Victoria, Alexander Fitzpatrick, si presentò nella proprietà dei Kelly per arrestare suo fratello Dan. Il tentato arresto si concluse con uno scontro a fuoco, il ferimento del poliziotto e l'arresto della madre dei Kelly che avrebbe impedito l'arresto brandendo una vanga.
La piccola epopea criminale della Banda Kelly
Da quel giorno, e per i successivi venti mesi, la banda criminale dei fratelli Kelly, che accolse gli amici Joe Byrne e Steve Hart, si armò di carabine e revolver Colt, bardandosi con strane armature costruite in casa che potevano ricorda i cavalieri medievali, ma più essenzialmente le forge delleLe corazze "Farina" indossate nel primo conflitto mondiale dalle "Compagnie della morte" del Regio Esercito, sebbene non vi sia alcun collegamento, e muovendo una guerra personale alle autorità di Victoria e a quello che agli occhi degli immigrati era un establishment vessatore e odiabile.
Dopo la fuga e l'imboscata tesa alla polizia coloniale britannica di Victoria, che aveva la nomea di "prendersela con gli irlandesi", sulla Kelly Gang che dopo aver rapinato banche e aver rubato cavalli, pendeva non solo un mandato di cattura, ma una taglia su ogni membro che consentiva a ogni australiano di sparare a vista e ricevere una ricompensa se li avessero consegnati, "vivi o morti".
Parte delle "ragioni", se così si possono considerare, a cui Kelly si appellava per giustificare la sua vita da fuorilegge, scandita da furti, sparatorie e anni trascorsi alla macchia nella foresta di Wombat Rangers, sono racchiuse in una lettera di quasi ottomila parole che il "bandito con la corazza" consegnò a un contabile della banca di Jerilderie per farla pubblicare sui giornali e diffondere le sue idee.
I giornali non la pubblicheranno mai, ma sarà parte del testamento ideale dell'uomo che vestiva la corazza e viveva nella foresta con il sostegno della popolazione che sembrava appoggiare la sua lotta alla legge. Considerandolo davvero una "vittima delle vessazioni" che aveva trovato il coraggio di ribellarsi e vendicare le angherie dei britannici e dei coloni australiani.
L'assedio di Glenrowan: così è la vita
Nel 1880, stanca di vivere in fuga, la banda Kelly pianificò un attacco alla polizia vittoriana nella città di Glenrowan. Il 26 giugno la banda cavalcò fino alla periferia della città, dove sabotò la linea ferroviaria, sapendo che la polizia avrebbe inviato rinforzi da Melbourne in treno, e prese in ostaggio l'intera cittadina. Sessantadue persone in tutto. Asserragliati nell'albergo della città, Kelly e i suoi verranno accerchiati dalla dagli agenti arrivati da Melbourne nella notte del 28 giugno. Vestito di un impermeabile bianco e della sua leggendaria armatura, Ned Kelly prese tre revolver e si preparò allo scontro finale.
Mentre il resto della banda concentrava il fuoco delle carabine sulla polizia come diversivo, il Robin Hood del folclore australiano si nascose nella boscaglia alle spalle dell'albergo, per aggirare il perimetro innalzato dagli agenti e sferrare il suo attacco all'alba. I poliziotti australiani concentrarono il tiro dei loro fucili Martini-Henry calibro 45 sulle gambe e le braccia scoperte dalla corazza, ferendolo ripetutamente e catturandolo esanime. Sulla sua armatura, ancora esposta in una teca di vetro presso la Biblioteca di Stato di Victoria, c'erano i segni di ben 19 colpi d'arma da fuoco.
Unico sopravvissuto della sua banda, gli altri rimasero tutti uccisi nello scontro, Ned Kelly fu processato per omicidio a Melbourne e dichiarato colpevole.
Condannato a morte, verrà giustiziato nello stesso carcere dove era detenuta sua madre Eden, l'11 novembre del 1880. Le sue ultime parole, secondo testimoni, furono: "Such is life". Così è la vita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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