Con lo sguardo ti fulmina, ma con la parola ti tramortisce. Gianni De Michelis dietro a quegli occhiali spessi nasconde un occhio vivace e arzillo, la sua faccia paffutella e la sua corporatura sgraziata non devono trarre in inganno. Lui è un uomo potente, padroneggia bene ogni campo dell'ingegno umano, spazia dalla filosofia alla letteratura, dalle scienze alla fisica, con una disinvoltura impareggiabile. Si è fatto le ossa in una città romantica e intrisa di cultura, ha bagnato i piedi nella Laguna di Venezia fin dalla tenera età e, all'Università Ca' Foscari, detiene con orgoglio una cattedra in Chimica. De Michelis ha la propensione al comando e all'intrigo, la politica lo stuzzica e lo affascina. Negli anni diventa un baluardo del Partito Socialista Italiano e una figura di spicco del Pentapartito.
Quando l'Italia esce dal grigiore e della morsa degli Anni di piombo, il veneziano si prende la poltrona di ministro del Lavoro, quando a dirigere il governo c'è Bettino Craxi, poi, fai il vicepresidente del Consiglio quando il primo ministro è il profeta di Nusco, Ciriaco De Mita, infine, nei turbolenti primi anni '90 ricopre la carica di ministro degli Affari Esteri. Quando gli chiedono cosa lo abbia spinto a gettarsi tra le braccia della politica, lui risponde così: "Perché sono brutto ed è l'unico modo che conosco per essere ammirato, amato o temuto". Dentro all'animo, ciò che lo smuove di più, quel motore che gli fa vibrare le corde più intime, sono quei vizi tipici dell'uomo comune. De Michelis è un patito del ballo, fa le ore piccole nei club, ama conversare e danzare con un bicchiere in mano. Le sale da ballo, le discoteche sono un suo chiodo fisso. Spesso si fa immortalare dai flash intento a muovere le gambe sotto a una palla stroboscopica e, perché no, in compagnia di qualche conquista del gentil sesso.
Dove andiamo a ballare questa sera?
Quando l'Italia si fa bella e traina l'Europa con la sua economia galoppante, sfoggiando un PIL superiore alla Gran Bretagna, sembra di assistere a una nuova impennata di benessere, che si riversa in ogni categoria. Ovviamente tutto è effimero, lo scopriremo ben presto, ma la popolazione ignara, nel frattempo, si dedica con tanta passione alla mondanità. Milano toglie l'abito austero del giorno per indossare quello delle notte, più trasgressivo e frizzante. De Michelis non ha paura a mischiarsi coi giovani e con chi ama spassarsela sotto al chiarore della Luna. Egli crede che le discoteche siano un grande spazio di aggregazione, forse, il migliore del periodo. "I locali notturni sono, dopo la famiglia e la scuola, il più importante luogo di socializzazione per le nuove generazioni. Per dirla con una battuta, nell’Italia di fine secolo le discoteche stanno sostituendo il servizio militare dell’Italia dell’inizio del secolo come prima grande scuola di vita e di comportamento per i giovani". Bizzarra e scherzosa affermazione che, per lui, possiede una punta di verità.
Il ballo per lui è un momento di evasione, di svago dalla routine quotidiana, dalle fatiche di tutti i giorni. Guardando quello che succede con i ristoranti e gli alberghi, pensa bene di realizzare di suo pugno una guida esplorativa per chi vuole spendere il proprio denaro andando a ballare nei molteplici locali che si possono incontrare lungo lo Stivale. Lui, ça va sans dire, li conosce bene e, nel 1987, fa pubblicare questo libro dal titolo esplicativo: "Dove andiamo a ballare questa sera? Guida a 250 discoteche italiane". Si tratta di una raccolta semi-seria, indirizzata a chi vuole divertirsi in luoghi raccomandabili, a tutti coloro che desiderano spendere bene il tempo e il denaro. Si spazia da Rimini, capitale della movida italiana, alla Toscana, fino agli avamposti di Sud e Nord Italia. Insomma, De Michelis non tralascia nulla. Tratta con dovizia di particolari la cura degli ambienti, del servizio, della musica, la composizione della platea, la qualità del bar e dei servizi di ristorazione. Lo fa con garbo, con classe e con un rigore scientifico. Sembra sciocco, ma lo scafato protagonista della politica italiana sa che chi frequenta quei luoghi, poi, andrà a votare. Inoltre, introduce il suo libro snocciolando dati e analisi economiche, dandogli una dignità ben precisa. Il settore della vita notturna, all'epoca, portava un indotto alle casse statali di millecinquecento miliardi di lire. Un'industria vitale per il Bel Paese.
Gianni De Michelis, un "avanzo di balera"
A proposito della curiosa opera letteraria sopra citata, Enzo Biagi ebbe modo di dire la sua, apostrofando De Michelis come "un avanzo di balera". Un'etichetta sgradevole, ma che saggiamente mostrava le due facce della medaglia di un uomo, che quando l'inchiesta "Mani Pulite" si infranse sull'Italia con la forza di un tornando, scoperchiando i tetti e gettando fuori il marcio della politica e dell'establishment nazionale, finì inevitabilmente per coglierlo in fallo. Il viveur, il dotto accademico, l'abile politico terminava la sua corsa nella morsa dei tribunali. L'Italia gaudente si spegneva nelle aule della giustizia. Sulla testa del doge veneziano pendeva una condanna definitiva di un anno e sei mesi patteggiati per corruzione nell'ambito delle tangenti autostradali del Veneto, e, di sei mesi patteggiati nell'ambito dello scandalo Enimont. La pena complessiva di due anni fu, però, sospesa con la condizionale. De Michelis ebbe modo di rifarsi nella sua seconda vita politica, trovando rifugio tra i vari partiti risorti dalle ceneri del PSI, guadagnando anche una poltrona al Parlamento Europeo. Morì di Parkinson all'età di 78 anni, nel 2019, nella sua Venezia.
Gianni De Michelis è stato una figura simbolo di un'Italia spregiudicata, rampante. Tenere in mano la sua opera, a oltre tre decadi di distanza, ci offre lo spaccato su una società vivace ed effervescente nella sua dissimulante facciata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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