L'offensiva dei cento giorni, sviluppatasi tra agosto e novembre 1918, fu l'ultimo, rilevante e decisivo fatto che spinse alla conclusione la Prima guerra mondiale sul fronte occidentale. Spesso nel ricordo della Grande Guerra si tende a dimenticare che la lunga guerra di posizione tra la Germania da un lato e l'Intesa dall'altro ebbe, infine, una risoluzione militare con la rottura del fronte. E che dunque l'Impero tedesco fu battuto sul campo prima dell'armistizio firmato all'undicesima ora dell'undicesimo mese dell'undicesimo giorno, il fatidico 11 novembre 1918.
Nelle stesse terre al confine tra Francia, Belgio e attuale Germania ove si consumarono i "cento giorni" napoleonici un secolo prima le truppe dell'Intesa guidate dal comandante supremo francese Ferdinand Foch e aventi come comandanti operativi sul campo il maresciallo Philippe Pétain, il generale britannico Douglas Haig e quello americano John Pershing sfondarono nel settore che tanti lutti aveva portato ai due contendenti: il saliente tra la Somme e Amiens dove era stata riassorbita l'ultima grande offensiva di primavera della Germania.
L'8 agosto 1918 le truppe britanniche, americane, francesi, canadesi ed australiane assaltarono proprio questa zona riuscendo a creare una breccia nella battaglia di Amiens, la cui rapida conclusione ribaltò in poche ore anni di sanguinosi combattimenti corpo a corpo nelle trincee del Nord della Francia e portò il comandante del fronte occidentale tedesco, generale Erich Ludendorf, a parlare del "giorno nero" dell'esercito tedesco. Il morale delle truppe germaniche, unito a quello della popolazione civile fiaccata dal durissimo blocco navale britannico che danneggiava la prospettiva di resistenza della popolazione, era a terra.
In Piccardia in pochi giorni l'Intesa conquistò diverse decine di chilometri. E si poté vedere all'opera la capacità di sostegno alla fanteria dei carri armati, che colpirono in profondità le difese tedesche. L'esercito di Berlino, forte di 2 milioni di uomini schierati da Basilea al Mare del Nord, non sembrava dar segno di collasso imminente e provò a trincerarsi dietro le fortificazioni della cosiddetta "linea Hindenburg", un enorme complesso di nidi di mitragliatrice, bunker, postazioni d'artiglieria e rilievi blindati che copriva la quasi totalità del fronte da Aisne ad Arras, in Belgio. Nel frattempo, pochi giorni dopo Amiens i britannici, col ruolo decisivo di canadesi e australiani, sfondarono sulla Somme avanzando di 55 km a Ferragosto e di altri 12 nella settimana successiva. In pochi giorni, insomma, l'Intesa aveva cancellato nel migliore dei casi (per i tedeschi) tutti i guadagni territoriali dell'offensiva di primavera delle truppe del Kaiser. In alcuni punti era andata vicina a riconquistare i territori occupati dalla Germania dal 1914.
Dietro la linea Hindenburg le truppe tedesche rifiatarono alcune settimane ma sul fronte l'offensiva di Foch non si fermò: puntate logoranti di canadesi e australiani fiaccavano il morale delle armate della Germania; sulla Somme le città di Albert e Bapaume furono riconquistate il 22 e 29 agosto dai britannici; gli americani colpivano più a Nord, con Pershing che mise pienamente in campo il potenziale umano della sua armata. Mentre nuove truppe continuavano a fluire verso l'Europa dal Regno Unito, dai dominion britannici, dal fronte mediorientale ormai messo in sicurezza e dall'America, Foch preparava l'azione decisiva che sarebbe partita in quattro giorni nel Nord della Francia e in Belgio.
Quattro dei cento giorni assurgono, col senno di poi, a date decisive per la risoluzione dell'offensiva e dunque della Grande Guerra. Il 26 settembre cominciò l'offensiva condotta dagli americani di Pershing che si muovevano lungo il corso del fiume Mosa nella regione collinosa e ben trincerata delle Argonne; il 27 i britannici si mossero lungo il corso del Canale del Nord collegante i fiumi Oise e Schelda e aprendo un saliente nella regione di Dunkerque, in Alta Francia, e due giorni dopo nella stessa regione assieme alle truppe di Parigi puntarono le città di Cambrai e San Quintino; in mezzo, il 28 settembre i francesi sostenuti dai belgi di Re Alberto operarono una grande offensiva nelle Fiandre.
Fu l'inizio della marea che sommerse le truppe tedesche, i cui comandanti militari avevano colto tutta la criticità del momento, non riuscendo però a trovare una soluzione militare a un conflitto che avevano, duramente, esasperato anno dopo anno esautorando l'autorità politica. Quelli furono i giorni della rotte per la Germania, specie mentre nella zona circostante a Cambrai con la pressione decisiva dei canadesi distintisi come genieri e inauguratori della grande offensiva le truppe di Londra travolgevano le difese delle armate del Kaiser, causando di fatto a cascata rallentamenti su ogni fronte. Tra il 29 settembre e il 9 ottobre nei settori di Cambrai e San Quintino la linea Hindenburg collassò sull'onda della marea umana dell'Intesa e della scelta britannica di arrivare alle estreme conseguenze con il primo, decisivo, uso di bombe all'iprite da parte delle truppe di Sua Maestà. Un controverso bombardamento di 5.200 proiettili all'iprite, il 29 settembre, inaugurò un'offensiva che si rivelò decisiva mentre sulla Mosa e le Argonne i franco-americani tenevano sotto scacco, avanzando, le possibili riserve che la Germania poteva spostare. Con la rottura della linea Hindenburg, i tedeschi provarono a ricostruire le difese sulla Selle, ma furono inseguiti dagli alleati iniziando una seria di rese a cascata che portò in pochi giorni, a inizio ottobre, alla cattura di 200mila prigionieri da parte dell'Intesa.
La Selle fu superata il 20 ottobre, e tra Francia e Belgio fu riconquistato tutto il territorio sull'asse Metz-Bruges che forniva alla Germania la retrovia strategica. Intanto nel Paese il Kaiser Guglielmo II fuggiva in Olanda, mentre divampava la rivoluzione e la rivolta contro la conduzione della guerra. La sconfitta era politica, militare, morale: tanti, a partire dal generale presente in quella campagna, Ludendorff, lo avrebbero poi strumentalmente dimenticato ai tempi dell'ascesa del nazismo, rilanciando il mito della "Pugnalata alle spalle". L'epilogo è noto. La rotta tedesca si concluse con l'armistizio di Compiègne l'11 novembre 1918. I cento giorni che avevano chiuso la Grande Guerra si compirono quel giorno. L'Intesa in tre mesi aveva subito circa 250-300mila morti e oltre un milione di perdite complessive contando feriti e dispersi. Le perdite tedesche erano state inferiori sul piano materiale, come capitava in termini generali durante la Grande Guerra a chi lottava in difesa: 200mila morti circa, 785mila contando feriti e dispersi. Ma poco meno di 400mila uomini si erano arresi alle truppe alleate in avanzata.
Come si evince dai numeri, anche gli ultimi cento giorni furono, nonostante la guerra di movimento, un vero e proprio carnaio. Destinato a creare strascichi morali e sentimenti di rivalsa. Tali da rendere l'armistizio di Compiegne e la successiva pace di Versailles non una garanzia di ordine ma una tregua ventennale per l'Europa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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