Il razzismo che piace

Se nel rugby un nero insulta un bianco

Il razzismo che piace
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Tom Curry gioca terza linea nella nazionale inglese di rugby. La sua squadra è stata eliminata dal Sudafrica nella semifinale mondiale. Risultato imprevisto e deciso a un minuto dal termine. Prima, però, Curry si era scontrato con Bongi Mbonambi, tallonatore sudafricano, roba ordinaria se l'«antilope» (Springbok) nera non gli avesse urlato «white cunt», più o meno «bianco stronzo». Colpo di scena. L'inglese, stupito, ha avvicinato l'arbitro, bianco pure lui, dunque probabilmente di uguale sostanza e odore, chiedendogli, come da immagini tv: «Signore, mi ha dato dello stronzo bianco. Che devo fare?». L'arbitro, medico oculista neozelandese, ha chiuso un occhio e risposto: «Niente, please». Fosse successo il contrario, un «nero stronzo!» avrebbe interrotto la partita. Zuffe, denunce di razzismo, proteste, inginocchiamenti.

A fine incontro Curry è andato verso Bongi tendendo la mano, ma il sudafricano ha girato i tacchetti e ha rifiutato il gesto di amicizia. La federazione rugbista sudafricana ha annunciato una indagine, Curry non ne ha voluto più parlare, il caso non è chiuso, adesso viene il bello. Mister Bongi Mbonambi, metri 1.

87 per 108 kg, affronterà il 28 ottobre, in finale, la Nuova Zelanda. Tra gli All Blacks figurano diversi atleti bianchi, tra i quali la seconda linea Brodie Retallick, metri 2.04 per 120 kg. Bongi provi a concedere il bis.

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