Storni dimezzati grazie a potature e gridi d’angoscia

Gli storni, malvolentieri, lasciano Roma. Il loro numero sui cieli della capitale comincia drasticamente a diminuire. «Se prima, 3-4 anni fa, nei mesi di punta si potevano stimare in circa 2 milioni, già lo scorso anno erano la metà, non più di un milione» afferma Bruno Cignini, direttore dell’Ufficio tutela animali del Comune. Oggi, mercoledì e giovedì, dalle ore 17, gli operatori interverranno a piazza Belli, lungotevere Tor de’ Cenci e davanti alla Sinagoga, con la tecnica del «distress call». Un grido di angoscia che allontana i volatili dai dormitori. L’intervento si farà un po’ prima del tramonto, altrimenti, spiegano gli esperti, gli uccelli col buio non si fidano a volare, restano dove sono. La campagna di allontanamento aveva fatto le prove generali già la scorsa settimana a lungotevere Tor di Nona, dove si era insediato un primo nucleo. Adesso entra nel vivo. «Il metodo del distress call dà in assoluto i migliori risultati – spiega l’assessore all’ambiente Fabio De Lillo - Consiste nel diffondere attraverso megafoni amplificati, all’interno del dormitorio, il particolare verso emesso in natura dagli storni in situazioni di pericolo. La risposta è immediata: gli storni abbandonano il posatoio e si allontanano dal luogo che interpretano come pericoloso».
Per andare dove? Gli altri anni i volatili si spostavano appena di poche centinaia di metri. Ma ora le cose stanno cambiando. Già l’anno scorso a Delle Vittorie, fra viale delle Milizie, piazza Mazzini e via Sabotino, gli uccelli non si sono visti più. Gli abitanti quasi non credono ai loro occhi. «Non si posano più neppure nei giardini di Castel Sant’Angelo o a Monte Mario» conferma Rosita Torre, portavoce del comitato Rione Borgo: «Anche in cielo non si vedono che poche sentinelle sparute. Arriveranno più tardi, magari pure loro risentono dei cambiamenti climatici?». Chi lo sa. Fatto sta che a Prati e Delle Vittorie le file di storni appollaiati sui rami, come gli uccelli di Alfred Hitchcock, per ora sono solo un pallido ricordo. C’è però un risvolto strategico dietro. Da un paio d’anni il Comune ha iniziato a potare gli alberi.

«Lo abbiamo fatto a via Monte Santo lo scorso anno - spiega Cignini - e adesso a piazza Mazzini e via Sabotino, altro dormitorio storico». Meno foglie, meno rami, meno storni. Sembra l’uovo di Colombo. Ma la vecchia amministrazione non ci aveva pensato.

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