«La strada» in scena al Piermarini

Sul palco anche «The Cage», la coreografia di Robbins

Elsa Airoldi

Sylvie Guillem presta al lessico moderno le linee superbe del suo corpo? La breve e intelligente (Eifman-Maliphant-Preljokaj) stagione messa assieme da Paolo Arcà agli Arcimboldi raggiunge il momento clou? Benissimo. La Scala, che a sua volta tornerà ospite dello spazio della Bicocca, risponde con il secondo appuntamento della stagione ballettistica.
Dopo la Silfide filologica di Lacotte tocca al dittico che contrappone ad un breve Robbins in bilico tra narrativo e astratto, The Cage ( Nycb, 1951), il più italiano dei titoli del repertorio scaligero: La Strada di Mario Pistoni (Scala, 1966, con Carla Fracci). The Cage, su musica di Stravinskij, è una vicenda di mantidi religiosi. Donne che usano l'uomo e, dopo la fecondazione, lo uccidono. L'azione risolve su una ridda di furie in calzamaglia chiara stagliate contro uno sfondo scuro a tela di ragno.
Dopo la recente acquisizione (2004) tocca ai colori di Gelsomina. La bambina-vecchina che usa gli affetti di una Romagna antica, colta nella miseria del dopo-guerra. Sulla via de La strada, il meglio del made in Italy da esportazione, abbondantemente esportato, non tramonta mai il sole. Pistoni, prematuramente scomparso, era uno degli scaligeri che nel Sessanta avevano iniziato a introdurre nel sacro tempio il moderno. La strada è la rigorosa trasposizione per il teatro di danza dell'omonima pellicola di Fellini ('54). Scrupolosamente innestata sulle musiche originali di Nino Rota. Carla Fracci, la prima protagonista, era stata una Gelsomina che più Gelsomina non si può. Sebbene si debba riconoscere che anche Oriella Dorella, o Alessandra Ferri, l'attuale protagonista del primo cast, abbiano a loro volta individuate con grande sensibilità le corde del personaggio. Pistoni riesce miracolosamente a non tradire Fellini.
Oggi la coreografia è ripresa da Guido Pistoni, figlio di Mario. Sempre sull'allestimento neo-realista di Luciano Damiani. Non manca nulla. I fili neri della luce che si smarriscono grigi e remoti nel mare. Il matrimonio tra la finta allegria della balera, il tricolore issato sullo chapiteau del Circo Colombaioni. La processione barocca e bigotta, la motocarozzetta di Zampanò, il Matto con il violino stagliato contro il cielo dal pennello di Chagall...

Ma anche tutta la tenerezza e la poesia che il ricordo consegna alle stagioni lontane. In scena Gilda Gelati, Marta Romagna, Deborah Gismondi, Flavia Vallone... Riccardo Massimi, Francesco Ventriglia, Gianni Ghisleni, Mick Zeni...

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