Erba – L’aveva detto Pietro Bassi. “Quando lo saprete, il movente vi stupirà tutti”. Se riletta oggi fa gelare il sangue l’anticipazione dell’avvocato di Azouz Marzouk, il marito di Raffaella Castagna e il padre del piccolo Youssuf, uccisi nella strage dell’11 dicembre. Per 3.500 euro sono morte tre donne e un bambino di due anni. A tanto ammontava la richiesta di risarcimento danni di Raffaella Castagna contro Olindo Romano e la moglie Angela Rosa Bazzi per l’aggressione subita la notte di San Silvestro del 2005. Il quadro raccolto dagli inquirenti regge (“il quadro probatorio è articolato, eterogeneo e convincente”), anche se, avverte il procuratore capo di Como, Alessandro Maria Lodolini, “essendo il procedimento in fase cautelare, vige la presunzione di non colpevolezza degli indagati”. Gli indagati, il 47enne netturbino e la moglie 43enne, sono in carcere, trasferiti nella serata di ieri al “Bassone” di Como dopo tre ore di interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Erba. Entro 48 ore il gip dovrà convalidare il fermo. La Procura ha deciso di accelerare i tempi dell’indagine per evitare possibile “inquinamento o soppressione delle prove”. I due fermati, anche nell’interrogatorio della notte in carcere, continuano a negare ogni responsabilità. Hanno risposto "in modo lucido e sereno" a tutte le domande dice il loro legale, Paolo Troiano. Confermano il loro alibi. "Continuano a dire di non essere stati a Erba in quel momento". Agli elementi solidi della Procura l'avvocato non replica: "Bisognerà vedere che cosa decide il gip".
L’11 dicembre Per Olindo Romano l’accusa è di omicidio plurimo pluriaggravato, per la moglie di concorso. Sarebbe stata Angela Rosa a entrare a casa Castagna dopo le 19, trovando Raffaella Castagna in compagnia della madre Paola Galli, che aveva accudito per tutto il pomeriggio il piccolo Youssuf. Magari un tentativo di conciliazione, per evitare di pagare l’intero risarcimento, in uno di quei rapporti di vicinato che si guastano ogni giorno di più, senza pensare, però, che si possa arrivare a una strage. (“Se sono stati loro sono degli animali – dice Marzouk -. L’avevano già picchiata quando non c’ero io”). Invece al rifiuto di Raffaella entra in scena Olindo Romano che si trasforma in killer: freddo, spietato, lucido. Afferra la vicina e la scaraventa contro la parete, fracassandole la testa. Quindi le dodici pugnalate. Poi il taglio della gola. La sete di “vendetta” non si ferma. Sotto i colpi del netturbino cadono anche Paola Galli e il piccolo Youssuf. Poi tocca agli altri inquilini della palazzina, accorsi per prestare aiuto: Valeria Cherubini e Mario Frigerio.
Prove a carico Decisiva proprio la testimonianza di Frigerio, l’unico scampato al massacro e all’incendio successivo. Prima dice di ricordare che “a tagliarmi la gola è stato un uomo di grande stazza che parlava italiano”. Poi il flash: “L’unico che ricordo agitarsi sul pianerottolo era il vicino, Romano”, quello che abita due piani più sotto. Da quel punto sono partiti gli investigatori. Poi ci sono impronte e macchie di sangue. La traccia di una pantofola (di Angela Rosa Bazzi) nell’appartamento di Raffaella Castagna, più una macchia di sangue femminile che non appartiene a nessuna delle vittime. Fondamentale il lavoro dei Ris di Parma che ha trovato le macchie di sangue sui vestiti (già lavati) di Romano e con il luminol ha evidenziato le tracce ematiche sul cestello della lavatrice. Smontato l’alibi dei coniugi. “Siamo usciti alle 19, poi un po’ di shopping e in pizzeria a Como, sul lungolago. Ecco lo scontrino”. Ma l’ora dice 23. Il massacro è stato compiuto alle 19,55. E del giro di negozi a Erba non c’è traccia. Proprio Frigerio, dall'ospedale, commenta così i fermi: "Per me è una conferma".
Armi del delitto Restano da trovare le armi. Le hanno cercate ovunque, ma il coltello non si trova. Più che a un pugnale gli investigatori pensano a qualcosa di grosse dimensioni, in parte tagliente, forse un’accetta mezza arrugginita. O meglio tra le armi c’è anche un coltello, a serramanico, di piccole dimensioni, usato per tagliare la gola al bambino. Trovarle per la Procura diventa molto importante perché, a partire dalla convinzione che il massacro sia stato d'impeto e non premeditato, sopra ci potrebbero essere le impronte digitali di chi le ha impugnate. Per l’autopsia solo una persona. Per gli inquirenti, Olindo Romano. A meno di una confessione, allo stato attuale improbabile, dei due coniugi, avere in mano le armi dell'eccidio diventa di fondamentale importanza per incastrarli. Dal pomeriggio di ieri i carabinieri stanno passando al setaccio ogni angolo dell'appartamento occupato dai coniugi Romano, al piano di sotto rispetto a quello del massacro. Cercano altre tracce, anche di sangue. Per questo probabilmente arriveranno anche gli esperti del Ris di Parma, che setacceranno anche la Seat Arosa del netturbino 47enne originario della Valtellina e il camper della coppia. Alle 12,10 i carabinieri del Ris di Parma sono arrivati in via Diaz a Erba per esaminare l'appartamento, le pertinenze e i veicoli di Olindo Romano e Rosa Bazzi, i due fermati per la strage di Erba. Nel cortile della casa di via Diaz è arrivato un corteo di cinque mezzi con i carabinieri del Ris in tuta bianca e strumenti da lavoro. C'è anche il comandante Luciano Garofano.
La foto In serata una notizia pare far saltare l'alibi di Romano, c'è una foto, trasmessa da SkyTg24 scattata con un telefonino che riprende un uomo somigliante a Olindo vicino alla casa della strage , foto ai cui i carabinieri dicono di
non attribuire particolare importanza. Poi si scopre che non si trattere del netturbino ma, come sostiene la tv locale Espansione, è una persona a lui somigliante, intervistata proprio dall'emittente nei giorni scorsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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