La strage di Nassirya tre anni dopo Forza Italia, un sabato per ricordare

Al Verano deposte due corone. E nel pomeriggio un convegno

Marcello Viaggio

Nassirya, tre anni dopo. Sembra appena ieri, quando l’Italia - il 12 novembre 2003 - si fermò col fiato sospeso nell’apprendere della strage che aveva ucciso 19 italiani in Irak. Tre anni non hanno cancellato quelle emozioni. Fin dalla mattina Forza Italia celebrerà l’anniversario dell’eccidio. Alle 10,30 verranno deposte due corone d’alloro al Sacrario militare del cimitero monumentale del Verano. La prima dall’europarlamentare Antonio Tajani a nome del presidente Silvio Berlusconi, ancora convalescente a Macherio per l’operazione al menisco. La seconda verrà deposta a nome del partito da Francesco Giro in qualità di consigliere politico del coordinatore nazionale Sandro Bondi. Poi il pomeriggio all’Hotel Gianicolo in via delle Mura Gianicolensi alle ore 18 la manifestazione dal titolo «Da Salvo D’Acquisto a Nassirya Carabinieri eroi di libertà». L’incontro è organizzato in collaborazione con l’associazione Cuore Azzurro ed è promosso da Giro e dai consiglieri Stefano e Fabio De Lillo, fondatori di Cuore azzurro. Alla manifestazione al Gianicolo porterà la sua testimonianza anche Maurizio Scelli, ex commissario della Croce Rossa italiana in Irak. Qualche polemica non è mancata nei giorni scorsi per le celebrazioni del 2 novembre, durante le quali il ministro della Difesa Arturo Parisi, sempre al Sacrario del Verano, ha commemorato i militari caduti in guerra e nel dopoguerra, compresi quelli che hanno perso la vita nelle missioni all’estero per la pace, in generale, senza alcun riferimento a Nassirya. Senza ricordare, a 10 giorni dall’anniversario, il sacrificio di quegli uomini: 12 carabinieri, 5 militari dell’esercito, 2 civili. Per questo motivo la commemorazione di Fi assume un ulteriore significato: «Abbiamo voluto onorare il ricordo di Nassirya - afferma Giro - anche per rispondere a questa scelta secondo noi incomprensibile del ministro Parisi. Scelta confermata ieri, con una nota ufficiale del dicastero: per domenica 12 novembre non si prevede dal Ministero della Difesa nessuna iniziativa di carattere nazionale per Nassirya. Ci saranno solo commemorazioni locali, affidate alla buona volontà delle rappresentanze territoriali dei carabinieri. Il Governo ufficialmente non farà nulla». All’appuntamento al Gianicolo sono annunciati testimoni italiani e stranieri della missione a Nassirya. In particolare un medico iracheno, Anwar, che oggi vive e lavora nella Capitale al Policlinico Gemelli. In quei giorni a Nassirya il medico si precipitava ogni giorno all’ospedale da campo della Croce rossa portando bambini da curare. Per Scelli l’attentato fu assolutamente imprevedibile, dato il clima di amicizia in cui si viveva: «I bambini quando vedevano le camionette dei carabinieri accorrevano festosi, perché i militari distribuivano loro dolci e giocattoli. Uomini e donne ci chiedevano in continuazione di restare in Irak». Per concludere, qualche riga per ricordare che tuttora Roma attende il Monumento ai Caduti di Nassirya. Nel febbraio 2005 fu firmato un protocollo d’intesa fra Ministero dei Beni culturali e Comune che ne prevedeva la realizzazione entro marzo 2006.

Sede iniziale l’area di fronte alla Basilica di San Paolo sull’Ostiense, poi si preferì l’area della stele di Axum, all’Aventino. Un milione di euro furono messi in bilancio. Di tutto questo, però, non solo non c’è traccia materiale, ma la sinistra capitolina sembra averne cancellato perfino la memoria.

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