Un attentatore suicida fa strage di guardie della rivoluzione nella remota provincia sudorientale iraniana del Sistan-Belucistan e subito Teheran accusa gli Stati Uniti, che smentiscono categoricamente qualsiasi coinvolgimento: il tutto il giorno prima del cruciale incontro di Vienna, che oggi vedrà i rappresentanti dellIran seduti attorno a un tavolo con le principali potenze mondiali per discutere dellinquietante prospettiva dellatomica degli ayatollah.
Lattentato ha avuto luogo ieri mattina nella cittadina di Sarbaz, durante un incontro tra diversi comandanti delle Guardie della rivoluzione (i cosiddetti pasdaran, un corpo di élite di famigerata ferocia e lealtà al regime islamico che si occupa del mantenimento della sicurezza nelle aree «calde» di confine) e i capi tribali della regione, dove è numerosa la minoranza sunnita. Cera molta gente e un kamikaze con addosso una grossa carica di tritolo è riuscito a intrufolarsi e a farsi esplodere vicino ai pezzi grossi dei pasdaran: è stata una carneficina. Sono morte circa 50 persone tra miliziani e civili e si sono contati una trentina di feriti. Tra le vittime sette comandanti dei pasdaran, due dei quali avevano il grado di generale: Nourali Shoushtari, vice-capo delle forze di terra delle Guardie della rivoluzione, e Rajabali Mohammadzadeh, numero uno dei pasdaran della turbolenta provincia di confine.
Lattentato è stato rivendicato da Jundollah («Soldati di Allah») un gruppo ribelle sunnita guidato da Abdomalek Rigi che usa la violenza terroristica per opporsi al regime sciita di Teheran e alle sue «prevaricazioni». La provincia del Sistan-Belucistan, che confina sia col Pakistan che con lAfghanistan ed è nota anche per la presenza di bande di trafficanti di droga pesantemente armati, è spesso teatro di azioni di questo tipo (per esempio nello scorso maggio una moschea sciita era stata fatta saltare durante una preghiera ed erano morte 25 persone), ma la strage di ieri a Sarbaz è fuori dellordinario sia per dimensioni che per limportanza dellobiettivo.
Le forze armate del regime islamico di Teheran hanno però accusato «elementi stranieri» legati agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna di essere coinvolti nella strage: a loro dire fornirebbero sostegno ai «terroristi di Jundollah», così come farebbe anche Al Qaida dal Pakistan. In particolare lagenzia semi-ufficiale iraniana Fars ha riportato che il quartier generale dei pasdaran ha attribuito la responsabilità al «grande satana americano e ai suoi alleati britannici» e soprattutto che ha minacciato di vendicarsi «in un giorno non lontano».
Anche il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha accusato gli stranieri, assicurando che dei responsabili dellattentato «ci occuperemo seriamente». Lambasciatore pakistano a Teheran è stato convocato per rinfacciargli che il kamikaze sarebbe arrivato da quel Paese. Sia Washington sia Londra hanno condannato la strage e respinto categoricamente ogni accusa di corresponsabilità.
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