Gli stranieri «esportano» 194 miliardi

Giuseppe De Bellis

da Milano

La stima è per difetto: 232 miliardi di dollari, 194 miliardi di euro. Sono i soldi che i lavoratori immigrati alla fine dell’anno 2005 avranno spedito nei loro Paesi d’origine. La somma è stata pubblicata dal settimanale americano Time ed è della Banca mondiale che ne parla nel rapporto annuale sullo sviluppo dell’economia legato alle migrazioni. La cifra è enorme e pochi ci pensano: in percentuale, secondo i dati della World Bank, è il 60% in più rispetto a quanto gli immigrati spedivano quattro anni fa. Di quei 232 miliardi, 170 miliardi arrivano ai Paesi poveri: il doppio rispetto al 2000. La forbice si allarga ancora se si prende in considerazione un periodo di tempo più ampio. Perché nel 1990 ai Paesi in via di sviluppo arrivavano 31,1 miliardi di dollari, che nel 1995 diventarono 57,8. Ovvero meno di un terzo rispetto a oggi.
Seguendo i soldi, gli analisti della Banca mondiale hanno scoperto il significato dei numeri. Un significato che è doppio: da un lato il numero degli immigrati è aumentato, dall’altro vuol dire che gli stranieri hanno aumentato i loro redditi. E questo significa un’altra cosa: gli immigrati hanno migliorato la loro posizione nella società che li «ospita», si sono integrati meglio, hanno cominciato la scalata verso posizioni lavorative e professionali più importanti.
India, Cina, Massico, Filippine, Marocco, Serbia-Montenegro, Pakistan, Bangladesh, Colombia e Brasile. Ecco i dieci Paesi che ricevono più soldi dai loro cittadini emigrati all’estero in cerca di fortuna. L’India da sola supera i venticinque miliardi di dollari, mentre la Cina si ferma poco oltre la soglia dei venti.
Lo studio della Banca mondiale si unisce a un’altra ricerca della Global Commission on international migration di Ginevra che scende nei dettagli e riesce anche a individuare la quota personale che gli immigrati spediscono a casa. «C’è molta gente - spiega Ruhel Daked, 26 anni del Bangladesh - che arriva a mandare in patria anche il 40 per cento del proprio stipendio». La media è un po’ più bassa e si aggira intorno al 20 per cento. Che in alcuni casi incide moltissimo anche nei bilanci e nei redditi nazionali degli Stati di origine. Per il Mali, per esempio, i soldi che arrivano dai cittadini emigrati all’estero che spediscono i soldi a casa rappresenta il 3,2 per cento dell’intero reddito nazionale. Così accade che le comunità di residenti all’estero si organizzino in associazioni che mettono insieme il denaro da rimandare a casa a parenti e amici.

È il caso del villaggio malese di Ambadedi, che ha trecento dei suoi ex abitanti che si sono trasferiti in Francia per cercare un lavoro a Parigi. In trecento hanno messo su una rete attraverso la quale una parte dei soldi guadagnati vengono rimpatriati.

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