Non rispettano le regole della concorrenza, vendono prodotti di qualità dubbia a prezzi stracciati, non rispettano le norme igieniche né quelle sindacali e sottopagano i loro dipendenti. I commercianti stranieri «giocano sporco» e mandano su tutte le furie i negozianti milanesi. Soprattutto ora che far quadrare i bilanci a fine anno è diventata una sfida non da poco. A giurare battaglia agli stranieri sleali non sono solo i parrucchieri, ormai rassegnati a convivere con la concorrenza degli shampisti cinesi, ma anche gli artigiani che lavorano nel settore della pelletteria e dellabbigliamento. «Non nascondiamo la nostra preoccupazione - spiega Marco Accornero, segretario generale dellUnione artigiani della Provincia di Milano - laddove si manifestano fenomeni di servizi o di produzioni non realizzate a regola darte, a scapito della qualità e della durata con la pratica dei prezzi al pubblico fuori mercato, micidiali talvolta per la sopravvivenza dei nostri artigiani». Il numero delle attività straniere iscritte allalbo è raddoppiato negli ultimi due anni. Il vero boom di presenze è detenuto dai parrucchieri stranieri, per lo più cinesi, che hanno invaso Milano e dintorni con oltre trecento nuovi negozi. Ovviamente senza contare quelli clandestini, non registrati. Nel campo della pelletteria, unimpresa su due è gestita da stranieri, che negli ultimi due anni hanno quasi monopolizzato le iscrizioni (68,6% nel 2009 e 75% nel 2008). Idem nel settore del tessile.
«Anche tra i lavoratori dipendenti - spiega Accornero - è in crescita la presenza degli stranieri che vanno, in buona misura, a supplire la mancanza di italiani disaffezionati ad alcuni mestieri». Accade nelledilizia, dove entrano in campo soprattutto romeni ed albanesi, e nellautotrasporto, dove per la maggiore vanno i sudamericani, ben contenti di fare i lavoro snobbati dai lombardi. Contro la concorrenza sleale, la Regione Lombardia sta mettendo a punto una legge che prevede la chiusura per tre mesi di quei negozi che non rispettano le regole. E la chiusura definitiva per i recidivi che, bocciati a un primo controllo, non si mettono in regola nemmeno dopo. Linea dura, insomma contro chi gioca sporco.
«Gli stranieri? Negli affari giocano sporco»
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