Gianni Pennacchi
da Roma
Son rari i momenti di totale unità nel mondo politico nostrano, ma questo è uno di quelli. E come nel cordoglio per la morte di Nicola Calipari, ora nella gioia per la liberazione di Clementina Cantoni si libera la soddisfazione delle istituzioni e delle forze politiche. Da destra a sinistra senza eccezione son tutti lì, dai big sino al più umile onorevole, ad esprimere sollievo e soddisfazione, a salutare la fine di un incubo, a ringraziare i nostri servizi. Tutti uniti, anche nel prender per buono che non è stato pagato alcun riscatto.
Ma vuoi pensare ai soldi, ora che tutto è andato bene e quella ragazza è salva? Il premier era allincontro con Jean-Claude Juncker, quando ha ricevuto da Roma la telefonata liberatoria di Gianni Letta, col quale era in contatto dal mattino. Il tempo di esprimere «soddisfazione e compiacimento», e Silvio Berlusconi è tornato agli importanti colloqui, senza più batticuore. Ed è stato ancora il prezioso sottosegretario, quasi incatenato ormai al generale Nicolò Pollari, a dar subito la notizia anche a Carlo Azeglio Ciampi. Così, a tambur battente, il Quirinale ha diffuso un comunicato ove il capo dello Stato esprime «la sua grande gioia e il suo profondo sollievo», ribadendo l«ammirazione» per Clementina e i «tanti altri giovani» che lavorano in un paese alla ricerca di «una vita normale e democratica». Significativo però, è che Ciampi ringrazi «di cuore» non solo il governo afghano ma ancor prima lex re Zaher, «padre della nazione afghana»; e che dia pubblico apprezzamento per «lo straordinario lavoro» svolto dal nostro governo e dai nostri servizi.
«Grande soddisfazione» anche di Marcello Pera, presidente del Senato. Il collega della Camera, Pier Ferdinando Casini, sè detto «molto contento» rivelando che proprio il sottosegretario Letta gli «aveva anticipato che sperava di avere buone notizie in giornata». La liberazione era nellaria sin dal mattino, ma giornali e tv lhan saputo a cose fatte. Così, Casini ha esaltato «lottimo risultato del lavoro del governo e dei servizi», promettendo che avrebbe telefonato a Berlusconi, ancora impegnato a Lussemburgo, «per complimentarmi con lui».
E stato Gianfranco Fini a dar la notizia che i genitori di Clementina erano già in partenza per lAfghanistan, ed oggi stesso rientreranno in Italia con la figlia, che è in buone condizioni seppur «provata». «Tutto è bene quel che finisce bene», ha sorriso il ministro degli Esteri raccontando delle «difficoltà operative» incontrate, «perché vi era una serie interminabile di intermediari veri o presunti, e il nostro scrupolo era quello di evitare qualsiasi soluzione che potesse pregiudicare, come era doveroso fare, la salute di Clementina». Sì, la memoria va alla sfortunata liberazione della Sgrena. Questa volta però, «finalmente si è trovato il bandolo della matassa e gli afghani hanno tenuto fede allimpegno di non dar corso a nessun blitz senza il nostro via libera». E stato pagato un riscatto? «Le trattative sono state condotte direttamente dal governo afghano», ha risposto Fini aggiungendo che «importanti» sono stati gli appelli di Ciampi e le donne afgane «che sono scese in piazza». Dunque «è un momento di gioia per tutti».
E gioiosi son tutti, anche Luca Montezemolo e i leaders sindacali, governatori e sindaci con Roberto Formigoni e Walter Veltroni in testa: «Splendida notizia per tutti gli italiani», dicono con identico vocabolario elogiando «questa ragazza coraggiosa». «Finalmente una buona notizia, è finita una lunga angoscia», ha salutato Romano prodi. «Grazie al governo e al presidente Ciampi», elogia Enrico Boselli. E dallopposizione non è il solo, anche Clemente Mastella alza «un plauso ed un ringraziamento» ai nostri servizi segreti, mentre Enzo Bianco ha telefonato direttamente a Pollari, per esprime la sua «profonda gioia» e il ringraziamento. «Grande, grandissima gioia» di Francesco Rutelli che annuncia la «fine di un incubo», con le stesse espressioni di Domenico Nania che parla a nome di tutti i senatori di An. «Grande sollievo e profonda soddisfazione» di Piero Fassino a nome dellintera Quercia, che trovano eco nella «gioia e soddisfazione» di Roberto Calderoli per il Carroccio. Oddio, Calderoli saugura che adesso apprendano il «monito» e trovino dissuasione «tutti quelli che intendono andare in quei posti»; e dallopposizione anche Ugo Intini sollecita a valutare il rischio «troppo elevato» per «operatori umanitari e giornalisti».
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