Strappa una bimba alla madre e la uccide riempiendola di botte

Castelvolturno (Caserta)Mary aveva compiuto 7 anni da tre mesi, era nera come il carbone, con due grandi occhi castani. Era ghanese e questo è già sufficiente per immaginare che non fosse una bambina fortunata, senza i giochi e la spensieratezza che invece hanno solitamente i bambini della sua età. Era già iniziata male la sua vita: a sei mesi appena, Mary era stata abbandonata dalla madre, sparita nel nulla dalla sera alla mattina. Restò sola con il padre ma, qualche tempo dopo, fu allevata con affetto dalla convivente del papà. La piccola viveva in una casa umile con matrigna e padre, che in questi giorni si trova in Africa presso la sua famiglia d’orgine, ai margini del litorale Domitio a Castelvolturno, un posto difficile, per gli undicimila residenti e per i circa 15mila extracomunitari che da venti anni almeno, sono i veri «padroni» della zona. Ieri mattina, la vita di Mary si è conclusa in modo tragico. Per colpa di «Bin Laden», come tutti chiamano in paese Richard Frinpong, 30 anni. Ghanese come la bambina e i suoi genitori, definito uno squilibrato da chi lo conosce, è piombato nel cortile della casa della piccola, l’ha colpita con un calcio, poi l’ha stordita a colpi di bastone. La bimba ormai senza forze è stata presa in braccio da «Bin Laden», chiamato in questo modo dai connazionali per via di una barbetta che lo rende somigliante al defunto capo di Al Qaeda, che l’ha portata via.
Il ghanese ha percorso cento metri a piedi, poi arrivato davanti al parapetto dei Regi lagni ha lanciato la bimba in acqua e si è dato alla fuga. Tanto orrore è sfuggito agli occhi di Edik, la mamma di Mary ma, alcuni africani e italiani hanno invece assistito da lontano al momento in cui Frinpong stava lanciando Mary nel canale. Qualcuno ha avvertito Edik, la donna disperata, con il cuore in gola e il pancione (la donna è al quarto mese di gravidanza) si è precipitata dalla figlioletta. Davanti al parapetto la donna ha urlato, chiesto aiuto, «salvate la mia bambina, vi prego aiutatemi» ha gridato con quanta voce aveva in gola. L’appello è stato raccolto da decine di uomini e donne, africani e casertani, che hanno iniziato le ricerche. Qualcuno si è tuffato nelle acque del canale ma della bambina per oltre un’ora non si sono avute notizie.
Nel frattempo si sono messi al lavoro i vigili del fuoco, i carabinieri del Comando provinciale di Caserta e gli agenti della Squadra mobile, con il vicequestore Angelo Morabito e del Commissariato di Castelvolturno e i sub. Mentre davanti ai Regi lagni cresceva la tensione tra gli extracomunitari e le forze dell’ordine, la polizia, nella vasta pineta che costeggia il litorale Domitio riusciva nella non facile impresa di fermare il presunto assassino. Davanti agli investigatori e al pm, Bin Laden ha fatto scena muta. La speranza di mamma Edik è finita per sempre quando la bambina che aveva allevato come se l’avesse messa al mondo lei, è stata trovata impigliata nei rami di un albero, a bordo dei Regi lagni. Era senza vita, il corpicino straziato dalle botte. L’ha presa un extracomunitario mentre i sub della polizia scandagliavano il canale in altri punti.
La tensione si è fatta subito palpabile: si è formato un piccolo corteo di africani che ha portato a braccia il corpo di Mary. Non volevano che l’ambulanza lo portasse all’Istituto di medicina legale dell’ospedale di Caserta per l’autopsia.

Urla, spintoni, calci, al termine di un breve corpo a corpo con le forze del’ordine, gli extracomunitari si sono decisi a consegnare la salma agli infermieri. Spiegano alla Mobile: «Non c’è una spiegazione a questa morte. È stato un gesto di follia di una persona che finora non aveva mai fatto male a nessuno. Impossibile prevedere quello che avrebbe fatto a quella bambina».

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