Stile

Strass e giacche a vento Lo Studio 54 di Tom Ford

In passerella modelli che richiamno la mitica discoteca degli anni '80. Delude Jeremy Scott

di

New York «Puoi provare a tirar fuori un ragazzo dallo Studio 54, ma non riuscirai mai a portar fuori lo Studio 54 da un ragazzo» dicevano le newyorkesi negli anni Ottanta quando la mitica discoteca al 254 della 54esima strada Ovest tra la VI e la VII Avenue di New York era l'ombelico del mondo. Sembra sia ancora così a giudicare da quel che si è visto l'altra sera durante la sfilata newyorkese della collezione donna di Tom Ford. Nel backstage il texano dagli occhi di velluto parla invece delle esuberanti fanciulle che in quella decade irripetibile facevano shopping in Rodeo Drive con i loro leggings leopardati e le rutilanti T-shirt oversize comprate da Giorgio di Beverly Hills, la boutique prediletta dalle star di Hollywood. Pare che in un modello di giacca a vento mixata a pelliccia e a mega ricami in strass ci sia anche il logo «Tom Ford di Beverly Hills». Può anche essere, ma di sicuro ci sono quei sottilissimi calzoni che all'epoca si chiamavano fuseaux, anche nella versione iperdecorata di cristalli e paillettes colorate che fa un po' troppo pensare allo storico modello di Gianni Versace. Ci sono anche i tailleur con le giacche dalle spalle imponenti e quei colori ai confini della realtà (verde bandiera, magenta, rosso fiamma) mischiati con tutte le fantasie animalier che si possono immaginare.

Le ragazze indossano tutte deliziose kitten shoes con calze a rete, la fascia luccicante in testa e i giganteschi orecchini sberluccicanti. Inevitabile pensare a Edie Sedgwich, musa e amica di Andy Warhol che con lei e con tanti altri giovani di bell'aspetto passava intere notti allo Studio 54. All'epoca Thomas Carlyle Ford di giorno studiava moda alla Parsons School e di notte osservava lo stile della gente la gente ammessa sulla pista dove Bianca Jagger si è presentata su un cavallo bianco per festeggiare i suoi trent'anni. Viene del resto da lì l'idea del glamour che ha trasformato un ragazzo di Austin Texax nel ricchissimo stilista e nell'ottimo regista che è. Molto meno riuscita e a tratti proprio stucchevole la sfilata di Jeremy Scott che in Italia firma Moschino e che nel mondo ha una marea di fan per il suo stile irriverente e fumettoso. Stavolta l'idea di fondo sembra essere una vacanza sugli sci di Barbie e Ken con una marea di amici che dalla testa ai piedi portano solo colori pastello. Su una top model come Kendall Jenner la parrucca rosa come il miniabito in maglia e i dopo sci Moonboot trasformati in stivali cuissard può anche essere divertente. Su una ragazza normale, magari con qualche curva di troppo, l'effetto sciroccata è garantito. Del resto Scott piace proprio per questo e collabora con ogni tipo di brand: Longchamp per le borse, Mac per i trucchi, Adidas per le sneaker e da quest'inverno anche i Moonboot. I famosi stivali lunari però in raso e con un intelligente sistema di elastici che ne ridisegnano la forma, sono tra le molte belle proposte con cui Giovanni Morelli, talentuoso designer di scarpe nato a Cosenza, esordisce come direttore creativo di Stuart Weitzman.

Bottega Veneta ha invece inaugurato una boutique che è meglio chiamare maison: un intero edificio in Madison Avenue di cui è rimasta intatta solo la storica facciata perché gli interni sono stati interamente ristrutturati con un senso del lusso e del design senza precedenti.

Commenti